Quest’ultima è stata l’ennesima settimana difficile per la Chiesa che non trova pace al suo interno dopo la pubblicazione di “Fiducia supplicans”. Si è aperta, infatti, con la diffusione di alcuni capitoli scabrosi di un libro del 1998 scritto proprio dall’autore della Dichiarazione del dicastero per la dottrina della fede, il prefetto Víctor Manuel Fernández. Nonostante la determinazione a difendere la novità introdotto col suo documento, il cardinale argentino ha dovuto piegare il capo di fronte alla clamorosa ribellione della Chiesa d’Africa che ha detto “no”.
L’Africa vince, “Tucho” perde
In un comunicato stampa del 4 gennaio, scritto per rispondere alle proteste provocate dall’uscita di Fiducia supplicans, il cardinale “Tucho” Fernández aveva dato prova di voler andare avanti per la sua strada pur consapevole del rifiuto già manifestato di intere conferenze episcopali africane. In quel comunicato, che secondo il parere stizzito del suo stesso autore era stato scritto come una “catechesi per adolescenti”, riconosceva che “prudenza e l’attenzione al contesto ecclesiale e alla cultura locale potrebbero ammettere diverse modalità di applicazione” ma al tempo stesso era tassativo, respingendo la possibilità di “una negazione totale o definitiva di questo cammino che viene proposto ai sacerdoti”. Il tono perentorio di Fernández, però, non ha scalfito la determinazione dei vescovi africani che si sono mossi con una voce sola in un messaggio del cardinale Fridolin Ambongo Besungu, presidente del Simposio delle conferenze episcopali di Africa e Madagascar. Il porporato congolese, uno dei pochi africani influenti nel pontificato di Francesco essendo l’unico ad essere membro del Consiglio dei cardinali, è stato chiaro già nel titolo, scrivendo: “Nessuna benedizione per le coppie omosessuali nelle Chiese africane”. Ambongo ha bocciato senza giri di parole “Fiducia supplicans”: “questa Dichiarazione ha causato un’onda d’urto, ha seminato idee sbagliate e disordine nelle menti di molti fedeli laici, persone consacrate e persino pastori, e ha suscitato forti reazioni”.
I vescovi africani dimostrano di non volersi soffermare sulla distinzione di benedizioni liturgiche e non liturgiche introdotta, senza precedenti in documenti ufficiali, dal cardinal Fernández: “le Conferenze episcopali di tutta l’Africa – scrive Ambongo – che hanno riaffermato con forza la loro comunione con Papa Francesco, ritengono che le benedizioni extra-liturgiche proposte nella Dichiarazione Fiducia supplicans non possano essere realizzate in Africa”. La stessa premessa della comunione con il Papa rende bene l’idea dell’impatto potenzialmente devastante di “Fiducia supplicans” per l’unità della Chiesa. Il vaticanista de Il Foglio, Matteo Matzuzzi ha osservato che “il danno causato dal card. Fernández è enorme: per la prima volta, un intero continente pubblica un documento in cui chiarisce che un atto approvato dal Pontefice lì non sarà applicato”. Prima di essere diffuso, il testo di Ambongo ha ricevuto il consenso del Papa e dello stesso prefetto del dicastero per la dottrina della fede che, contrariamente a quanto aveva scritto nel comunicato stampa del 4 gennaio, ha infine dovuto prendere atto del ‘no’ “definitivo e totale di questo cammino” da parte delle conferenze episcopali africane.
Benedizioni a San Pietro?
Se in Africa non ci saranno benedizioni delle coppie formate da persone omosessuali, potrebbero però essercene nel cuore della cristianità: il cardinale Mauro Gambetti, arciprete della Basilica di San Pietro, non ha chiuso le porte a questa possibilità. Nella conferenza stampa di presentazione degli interventi di restauro del Baldacchino, interrogato sul tema dalla vaticanista de Il Messaggero, il porporato francescano ha detto che non ci sono state richieste di questo tipo finora, ma ha anche aggiunto che “cercheremo di mostrare questo volto materno, e anche paterno, della Chiesa nell’attenzione alle persone” specificando di muoversi “con una certa autonomia e linearità” in quello che ha chiamato “nel solco di quello che è stato tracciato dal magistero”.
Una delle premure che presentava, almeno nelle intenzioni proclamate, il testo di Fiducia supplicans era quella di evitare forme di scandalo. Si possono realizzare questo tipo di benedizioni nella Basilica di San Pietro senza provocare scandalo? Inoltre, come potrà non avvenire in “un posto importante dell’edificio sacro” se ogni angolo di quella chiesa è pieno di storia e visitato a qualsiasi ora? Sono questioni che l’arciprete si troverà, probabilmente, a dover affrontare nell’immediato futuro. Intanto, il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin ha fatto sapere, nel linguaggio felpato da raffinato diplomatico, che non è certo entusiasta del provvedimento all’origine di un simile scossone nella Chiesa, avendo dichiarato che “il documento ha suscitato dellereazioni molto forti da parte di alcuni episcopati” e sostenendo che “vuol dire che si è toccato un punto molto molto delicato, molto sensibile, che avrà bisogno di grandi approfondimenti”.