La telenovela continua. Con la direzione fiume del Partito sardo d’Azione che – dopo oltre cinque ore – non scioglie il nodo del candidato governatore della Sardegna, prima delle cinque regioni che andranno al voto in questo 2024 che già si annuncia di campagna elettorale permanente. Dal presidente uscente Christian Solinas, in verità, molti si attendevano un passo indietro, soprattutto a Palazzo Chigi e a via della Scrofa. Invece, con il termine di presentazione delle liste elettorali che scade a fine della prossima settimana, il centrodestra è ancora appeso, nel guado di un braccio di ferro sotterraneo parlato giovedì in Senato alla presenza dei ministri Luca Ciriani ed Elisabetta Casellati – ora ipotizzano di inserire il tetto dei due mandati nel ddl sul premierato.
Ma il passaggio davvero decisivo per testare gli equilibri interni alla maggioranza saranno proprio le Europee (con un probabile election day per Basilicata e Piemonte). I sondaggi, infatti, continuano a quotare Fdi quasi al 30%, il Carroccio intorno al 9% e Forza Italia sul 7%. Un risultato che rafforzerebbe ancor di più la leadership di Meloni e condizionerebbe non poco un eventuale rimpasto. La premier, peraltro, continua a valutare seriamente l’ipotesi di candidarsi capolista in tutte e cinque le circoscrizioni nonostante Salvini e Tajani si siano già detti contrari. Il punto, però, è un altro.
Secondo i sondaggi di via della Scrofa, infatti, una discesa in campo di Meloni vale 2-3 punti di booster e pescherebbe tra gli elettori di Azione e Italia Viva ma, soprattutto, della Lega (incidendo poco, invece, su Forza Italia). Potrebbe spingere, insomma, Fdi verso quota 33%, un risultato che rafforzerebbe enormemente la premier. Che, infatti, resta tentata dal correre, esattamente – fa notare un big di Fdi- come fece Salvini nel 2019 che «non ha avuto problemi a candidarsi capolista ovunque pur essendo vicepremier e ministro dell’Interno del Conte 1».