Il caso Ferragni, comunque vada a finire l’inchiesta sul cosiddetto pandoro-gate, ha sollevato una questione: in Italia esiste un vuoto normativo attorno alla beneficenza. E il governo di centrodestra è pronto a sanarlo. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni lo ha annunciato durante la conferenza stampa di fine anno. L’esecutivo si è messo al lavoro. Ma anche il Parlamento, con l’ufficio legislativo di Fratelli d’Italia in testa, studia per cercare soluzioni. Manlio Messina, parlamentare meloniano, pone due questioni: gli obblighi di trasparenza (che oggi sono pochi) e la necessità di certezza della pena. Il caso Ferragni «ha consentito di far comprendere meglio questo sistema non controllato» che riguarda da vicino «la beneficenza o la finta beneficenza», premette il deputato. Messina promette un «aumento dei controlli» e delle «pene esemplari per chi commette il reato infame di approfittare dei più deboli». Il vicepresidente vicario alla Camera di Fdi assicura: «Non si pensa a una legge anti-Ferragni». Niente personalizzazione, quindi.
Difficile però negare il contributo fornito dal sollevamento della vicenda che interessa il pandoro Balocco griffato dalla influencer. Per quanto Fedez, in un attacco social a Myrta Merlino di Pomeriggio 5, abbia sottolineato di non gradire troppo la presenza di giornalisti sotto l’abitazione simbolo di City Life, occuparsi di questo caso ha fatto emergere un tema. E la politica sta intervenendo sulla materia. Per ora, la nuova legge dovrebbe obbligare a «indicare in maniera chiara e netta l’importo dei contributi che si ricevono, e quanto viene destinato alla beneficenza», così come spiega Messina. E poi verranno pretesi dei rendiconti dettagliati. L’aumento delle pene previste per le fattispecie relative alla falsa beneficenza ha, per Fdi, una ratio precisa. «Chi lucra sulla beneficenza a malati, bambini e orfani, si macchia di un reato molto più grave rispetto a una truffa classica», specifica il parlamentare. Certo è che le disposizioni di legge, a oggi, sono abbastanza chiare quando l’attività benefica coinvolge il Terzo settore. Più fosco il quadro negli altri casi, che rischiano di poter sfruttare alcune cunei d’ombra normativi o dei veri e propri vuoti.
Per quel che riguarda la vicenda specifica dei pandori, sarà la magistratura ad appurare se si sia trattato o meno di un semplice «errore di comunicazione». Ieri l’influencer, che si è affidata a una nuova società per la sua immagine dopo lo scandalo, non si è presentata alla sfilata di Gucci che apre la Milano Fashion Week. Tornando al nuovo provvedimento, è possibile prevedere tanto un decreto del governo quanto una proposta di legge parlamentare a firma di Fdi.