Nuovo raid Usa in Yemen, gli Houthi: “Nostre capacità intatte”

Nuovo raid Usa in Yemen, gli Houthi: "Nostre capacità intatte"

Seconda notte consecutiva di raid Usa in Yemen. Nella notte, quando in Italia erano quasi le 3, gli Usa hanno dato il via a una nuova operazione contro i ribelli sciiti houthi. L’obiettivo della nuova operazione, ha scritto il New York Times, sarebbe stato un impianto radar. Una fonte del Pentagono ha spiegato che la nuove sarie di raid ha come obbiettivo quello di danneggiare la capacità dei ribelli di mettere nel mirino le navi in transito nel Mar Rosso.

Questo attacco“, ha scritto su X lo United States Central Command, “è stato condotto dalla Uss Carney (DDG 64) con missili Tomahawk da attacco terrestre ed è stato un’azione successiva su un obiettivo militare specifico associato agli attacchi effettuati il 12 gennaio per ridurre la capacità degli Houthi di attaccare i trasporti marittimi, compresi quelli commerciali“.

Da novembre“, prosegue la nota del Centcom, “i militanti houthi sostenuti dall’Iran hanno cercato di colpire le navi nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden 28 volte. Questi incidenti legali includo attacchi con missili balistici anti nave, aerei senza pilota e missili cruise“. Nel suo intervento il Comando americano specifica anche che i nuovi raid non sono collegati all’operazione Prosperity Guardian, l’iniziativa difensiva condotta da 20 Paesi attiva tra il Mar Rosso, lo stretto di Bab al-Mandab e il Golfo di Aden. Secondo Al-masirah, canale televisivo fondato e di proprietà del movimento Houthi, i raid di questa notte avrebbero preso di mira anche la base aerea di Al-Dailami, nella capitale Sanaa.

Houthi: “Nessun impatto”

A stretto giro è arrivata anche la replica del portavoce degli Houthi che ha avvertito come gli attacchi statunitensi non abbiano alcun impatto sui raid del gruppo contro le navi affiliate. Il portavoce, Mohammed Abdulsalam, ha detto all’agenzia Reuters che gli attacchi statunitensi allo Yemen, compreso l’ultimo contro una base militare nella capitale, non hanno alcun impatto significativo sulle capacità del gruppo.

Il cambio di passo di Usa e Washington

Nella notte tra l’11 e 12 gennaio gli stati Uniti e il Regno Unito avevano dato il via a una serie di raid contro strutture della formazione sciita che controlla una parte del Paese. Nell’attacco, ha ricordato il Times, erano state colpite una serie di strutture chiave come basi militari, aeroporti e depositi di armi. I bombardamenti erano avvenuti con almeno 150 missili con un attacco congiunto realizzato con navi da guerra, sottomarini e cacciabombardieri. Il Tenente generale Douglas Sims, a capo dello Stato maggiore congiunto americano, ha spiegato che gli attacchi della prima notte sono stati condotti con due ondate, nella prima colpiti almeno 60 obiettivi in 16 diverse location. Nella seconda, lanciata circa un’ora dopo, sono stati centrati altri 12 obiettivi.

Negli ultimi mesi le attività degli houthi nella regione hanno costretto più di 2000 navi a modificare la propria rotta evitando il Mar Rosso e il canale di Suez e allungando il percorso attraverso il capo di Buona Speranza, di fatto allungando tempi di navigazione e costi per la logistica. Nelle ultime settimane diverse navi sono finite nel mirino di missili e droni yemeniti e in diverse occasioni navi britanniche e americane sono intervenute per abbatterli.

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