Dalla sera di giovedì 11 gennaio, due membri della marina militare statunitense risultato dispersi al largo delle coste della Somalia. La notizia è stata diffusa dall’esercito americano in un comunicato, in cui si afferma che “è in corso un’operazione di ricerca e soccorso per localizzare i due marinai. Per questioni di sicurezza operativa, non rilasceremo ulteriori informazioni fino a quando la missione di salvataggio non sarà completata. Nel rispetto delle famiglie, al momento non rilasceremo altre informazioni sul personale scomparso”.
I militari dispersi sono dislocati con la quinta flotta, che opera in una vasta area che comprende il Mar Rosso, il Golfo Persico, il Golfo dell’Oman e parte dell’Oceano Indiano. Il suo quartier generale è a Manama, in Bahrein. Non è noto dove fosse l’unità navale su cui servono i due marinai, né se essa sia uno dei vascelli coinvolti negli attacchi contro le postazioni degli Houthi di giovedì notte. In ogni caso, visto che non sono stati registrati feriti o danni alle forze occidentali, la loro scomparsa non è legata alle operazioni congiunte Usa e Regno Unito.
L’esercito americano, che ha una base in Gibuti, è attivo in Somalia da diversi anni e conduce principalmente attacchi aerei contro il gruppo terroristico al-Shabaab, la costola locale di al-Qaeda, in collaborazione con le forze regolari di Mogadiscio che da oltre 16 anni sono impegnate nel conflitto con l’organizzazione islamica. A metà dicembre, un ufficiale di alto livello dei fondamentalisti, ritenuto responsabile di un attacco contro una base americana nel Kenya orientale nel 2020, è stato eliminato in un raid Usa effettuato “in coordinamento con il governo federale della Somalia”.
Dalla seconda metà di novembre, la presenza navale statunitense nell’area è cresciuta per fronteggiare la minaccia dei ribelli yemeniti sostenuti e finanziati dall’Iran, che ad oggi hanno condotto ben 28 attacchi contro navi mercantili che transitavano attraverso lo stretto di Bab al-Mandab. Giovedì notte, l’aviazione e la marina di Stati Uniti e Gran Bretagna hanno condotto una prima serie di raid aerei contro le postazioni degli Houthi, prendendo di 73 obiettivi tra cui siti di lancio di missili, centri di comando, radar e impianti di produzione. Venerdì 13 gennaio, attorno alle 3.45 locali, le forze statunitensi hanno effettuato un secondo bombardamento con missili Tomahawk lanciati dal cacciatorpediniere Uss Carney, bersagliando un impianto radar per ridurre ulteriormente le capacità dei ribelli di prendere di mira le navi civili nel Mar Rosso.