Mentre si attende la riesumazione di Liliana Resinovich per i nuovi esami sul corpo, resta sempre aperto un interrogativo: suicidio, malore o omicidio? Non si conosce ancora esattamente come sia morta e quando la pensionata di Trieste, scomparsa il 14 dicembre 2021 e ritrovata cadavere tre settimane più tardi nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico. Tuttavia emergono dettagli che potrebbero oppure no smentire l’ipotesi suicidiaria.
Progetti o quotidianità?
È stato spesso detto che Lilly cercasse una casa. Questo lo si sa per certo, dato che c’erano delle ricerche sui suoi device digitali in tal senso. Il marito Sebastiano Visintin afferma che la donna stesse cercando una casa per loro due, il sedicente amante Claudio Sterpin ritiene invece che fosse in cerca di un’abitazione in cui collocare il marito e aiutarlo dopo una separazione.
In casa di Liliana c’è un appunto, che indica un’abitazione di via Petronio in vendita a 115mila euro: si legge che la casa è grande 84 metri quadri, è al secondo piano con ascensore e ci sono i dettagli sui vani. La messa in vendita di quella casa però, come ha spiegato Quarto Grado che ha sentito l’agenzia che se ne stava occupando, risale alla fine del 2019, ovvero 8 mesi prima dell’inizio della presunta relazione con Sterpin, ovvero quando la moglie di quest’ultimo era ancora viva.
Su uno dei due smartphone di Liliana c’è inoltre un promemoria per un appuntamento dal dentista per il 20 gennaio 2022, un mese dopo la scomparsa. Il vedovo riporta che Lilly stava seguendo una lunga cura che di tanto in tanto la portava, in treno, un uno studio dentistico di Padova. A questo si devono aggiungere i messaggi che lei scambiava con Sterpin, tra cui emerge quello del 25 ottobre 2021, in cui Liliana scrive in dialetto: “42 anni che ci conosciamo”. A questo si devono aggiungere i compiti espletati la mattina della scomparsa: i panni messi ad asciugare e la raccolta differenziata conferita. Possibile che appunti, messaggi e azioni possano essere riferibili a un’aspirante suicida?
“Chi si occupa in psichiatria di depressione sa che succedono molti fatti del genere – ha commentato in studio l’esperto Massimo Piccozzi – Bisogna capire se appunti o appuntamenti sono progetti o quotidianità. Molto spesso nei soggetti depressi c’è un momento di grande disagio psicologico e grande agitazione e momenti in cui una persona prende la decisione estrema di togliersi la vita, in cui si tranquillizzano e restano fissati questi appuntamento in quanto quotidianità”.
C’è stata una lite?
Si è spesso parlato di una presunta lite che potrebbe aver coinvolto Liliana Resinovich il giorno della scomparsa. L’amico Fulvio Colavero ha spesso raccontato della segnalazione di un acceso litigio non distante dal boschetto del ritrovamento, litigio per cui sono state allertate le forze dell’ordine, che però al loro arrivo non avrebbero trovato nessuno.
Parla di una lite tuttavia anche Sterpin e punta il dito contro il vedovo. “Lei non è arrivata al negozio Wind, è arrivata al piazzale Gioberti. In quel tratto è stata affiancata da una macchina. Lei nel negozio non ha mai messo piede, perché qualcuno l’ha fermata prima. Non so altro. Chiedetelo a lui”, ha commentato a Quarto Grado, facendo riferimento all’ultima inquadratura di Liliana dalla videosorveglianza di un mezzo in piazzale Gioberti e al fatto che la donna le avrebbe detto di doversi recare in un negozio di telefonia.
Sterpin ipotizza una lite tra Liliana e il marito che, a suo avviso, averla sorpresa durante la telefonata intercorsa proprio con Sterpin alle 8.22 del 14 dicembre. Gli impegni della mattina di Visintin sono però documentari da testimonianze e filmati della GoPro con cui l’uomo, con un passato professionale da fotografo, usava andare in giro. In altre parole Visintin ha un alibi di ferro.