«Allah è grande, morte agli Stati Uniti e a Israele» è il grido di battaglia stampato sulle bandiere degli Houthi, i giannizzeri di Teheran nello Yemen. Un gruppo armato, politico e religioso, che ha oramai le dimensioni di una mini armata con artiglieria, carri armati, droni, missili in grado di colpire un obiettivo a quasi duemila chilometri di distanza. Gli Houthi possono mobilitare 120mila uomini a ridosso del Mar Rosso. Il generale Hossein Salemi delle Guardie rivoluzionarie iraniane ha confermato che si tratta «di una copia di Hezbollah (il partito armato sciita in Libano) in un’area strategica». Non è un caso che il loro leader politico, Abdel-Malek Al-Houthi, abbia una venerazione per Hassan Nasrallah, la guida dei giannizzeri libanesi dell’Iran.
Il clan Houthi era annidato nel Nord e aveva una roccaforte nella città di Sadah. Nel 2004 il presidente yemenita, il sunnita Ali Abdullah Saleh, appoggiato dai sauditi, lanciò una caccia agli sciiti che avevano formato il movimento Ansar Allah, i sostenitori di Dio, uccidendo il loro capo Hussein al Houthi. La sua morte ha segnato l’inizio della rivolta armata che spaccherà in due il paese provocando una guerra sanguinosa e devastante. Gli Houthi non solo avanzano, ma espugnano basi e arsenali pieni di armi e munizioni. Il conflitto, con il diretto intervento saudita e l’appoggio dell’Iran ai miliziani sciiti, ha causato 150mila morti, fame e colera. Gli Houthi controllano la capitale Sana’a dal 2014 e una bella fetta del paese con il governo che si autodefinisce «legittimo» in ritirata ad Aden, nel Sud. Un cessate il fuoco regge ancora. Nel frattempo gli Houthi sono diventati un esercito grazie all’addestramento garantito da Hezbollah e alla tecnologia bellica fornita dagli iraniani.
Gli sciiti al potere nelle capitale hanno creato vere e priore fabbriche di missili, droni, razzi a Sana’a, Sadha e contano sull’importante sbocco al mare di Al Husdaydah bombardato dagli alleati. Dopo l’invasione israeliana a Gaza, provocata dall’attacco stragista di Hamas del 7 ottobre, il generale Yahya Saree, ha annunciato che l’armata Houthi «impedirà alle navi israeliane di navigare nel Mar Rosso». E gli sciiti hanno cominciato a lanciare missili su Eilat, il porto meridionale dello Stato ebraico, che dista 1800 chilometri. Gli Houthi, grazie ai tecnici iraniani, hanno elaborato droni kamikaze come il Qasef 2 K, che possono colpire nel Mar Rosso per un raggio di 200 chilometri. Il velivolo senza pilota Sammad 4 è più sofisticato e sgancia un ordigno. Gli sciiti hanno elaborato anche i missili da crociera Quds 2 dal nome arabo di Gerusalemme. E soprattutto il Burkhan con una gittata di quasi 2mila chilometri.
A terra l’artiglieria Houthy ha sviluppato dei razzi con sistemi di guida sempre più sofisticati come il Badr-F, e le nuove versioni Sair, Qasim e Nakal che hanno un margine di errore sull’obiettivo di tre metri. L’aspetto incredibile è che l’allora presidente, Donald Trump, ha inserito gli Houthi nella lista dei terroristi appena nel gennaio 2020, il giorno prima di venire rimpiazzato da Joe Biden. Il nuovo inquilino della Casa Bianca ha subito rimosso il gruppo sciita dalla lista nera.
Oltre a reparti di fanteria e unità di carri armati l’armata sciita arruola dei corpi speciali, che hanno abbordato un mercantile di un armatore israeliano nel Mar Rosso calandosi da un elicottero. Un’operazione da film resa possibile dalle informazioni fornite dal Behshad, una nave spia iraniana in mezzo al Mar Rosso, poco più a Nord dello stretto di Bab el-Mandeb, le forche caudine del commercio marittimo mondiale.