Il Garante imbarazzante. Nel senso che Beppe Grillo continua a creare imbarazzo a Giuseppe Conte. E così accade che l’ex premier convoca una conferenza stampa di battaglia, per «spezzare il legame tra politica e affari». Contro gli «affaristi e i lobbisti» evocati dalla premier Giorgia Meloni, per far sì che non tornino «le immagini dei cittadini che lanciano le monetine ai politici». Contro Matteo Renzi e le sue consulenze e conferenze in giro per il mondo, quel Renzi che «è persona particolarmente astuta ed è l’emblema di questo intreccio tra affari e politica che stiamo denunciando». Conte rilancia sulle proposte di legge presentate dal M5s in Parlamento, «su due argomenti: il conflitto di interessi e la regolamentazione delle lobby». Una delle proposte porta proprio la prima firma dell’avvocato di Volturara Appula. Lo stesso leader del M5s che dimentica le disavventure giudiziarie di Grillo a tema politica e affari. Ad aprile scorso, infatti, i giudici di Milano hanno chiesto il rinvio a giudizio per il fondatore del Movimento, accusato di traffico di influenze illecite per il caso che coinvolge la società Moby dell’armatore Vincenzo Onorato. Secondo l’accusa Grillo avrebbe commesso «un’illecita mediazione» finalizzata a orientare l’azione pubblica di parlamentari e membri del governo in favore del gruppo Moby. Per i Pm di Milano il Garante dei Cinque Stelle, nel 2019, avrebbe «attivato» i ministri Luigi Di Maio e Danilo Toninelli con l’obiettivo di sollecitare un loro intervento, volto a sbloccare un pagamento in favore di una società del gruppo di Onorato. E poi richieste varie dell’imprenditore a Grillo. Sempre con lo scopo di individuare un mediatore con i parlamentari del M5s e alcuni esponenti del governo allora guidato da Conte. Gli ex ministri e i gli ex eletti grillini non sono indagati, eppure la richiesta di rinvio a giudizio per Grillo è arrivata puntuale. A pesare, sulla posizione del fondatore, ci sono anche i finanziamenti erogati da Moby al Blog di Grillo tra il 2018 e il 2019 per contratti pubblicitari con l’azienda. Politica e affari, almeno secondo i magistrati di Milano che hanno indagato su Grillo. Una vicenda che, inevitabilmente, rende un’arma spuntata la «questione morale» agitata ieri da Conte.
Conte ribadisce la volontà di non correre alle europee e difende la sua azione su Ilva. Poi punta ancora Renzi: «Mi attacca sulla missione russa durante il Covid ma ha fatto affari con gli oligarchi». E ancora: «Con Renzi di cosa andiamo a parlare in tv? Di affari?». L’ex rottamatore lo infilza parlando con i suoi: «Che bello che Conte abbia accettato il confronto tv. Non vedo l’ora di fargli domande sui suoi incarichi professionali, ci divertiremo». Il conflitto di interessi aveva aleggiato su Conte nel 2018, quando l’allora premier decise di esercitare la golden power sulla società di tlc Retelit, per cui l’avvocato aveva svolto una consulenza legale due settimane prima di diventare presidente del Consiglio. Poi c’è un tweet del 2020 della repubblicana Usa De Anna Lorraine, che accusava Conte di aver incontrato a Palazzo Chigi Davide Casaleggio, definito «lobbista di Huawei».