“Lo scopro ora”. Crosetto spiazzato: cos’è successo al ministero

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Guido Crosetto avrà probabilmente strabuzzato gli occhi: di quelle linee guida “per l’attivazione e gestione di un’identità alias” tra i dipendenti della Difesa – ha assicurato – non ne sapeva nulla. A far notare il documento al ministro, comprensibilmente impegnato su dossier ben più importanti per la sicurezza del Paese, è stata un’utente della piattaforma X, che ha rilanciato sui social la suddetta circolare della Direzione generale per il personale civile del ministero.

La finalità dell’iniziativa – secondo quanto si legge nel documento – è “promuovere il riconoscimento dei diritti della persona in transizione di genere per i dipendenti dell’Amministrazione della Difesa, al fine di eliminare situazioni di disagio e forme di discriminazioni legate al sesso, all’orientamento sessuale e all’identità di genere“. Temi che non hanno mai appassionato troppo il governo, anche perché – al di là del rispetto ovviamente dovuto a ogni persona e alle sue scelte – spesso tali istanze rischiano di nascondere risvolti ideologici. Alla vista della circolare in questione il ministro Crosetto è infatti apparso spiazzato.

Lo scopro ora e non avendolo visto suppongo non sia stato coordinato né con il Segretario generale (da cui dipende la Direzione) né con Gabinetto o Ufficio Legislativo. Il direttore ha probabilmente ritenuto che l’applicazione del contratto collettivo lo esimesse da condivisione“, ha scritto l’esponente di governo sui social in risposta all’utente che gli chiedeva spiegazioni. Già perché l’adozione delle linee guida è avvenuta nell’ambito delle disposizioni contrattuali previste dal Contratto Collettivo Nazionale, comparto funzioni centrali. E la spiegazione è quindi attendibile: non trattandosi di informazioni fondamentali o decisive per il funzionamento e l’attività del dicastero, è possibile che il ministro non ne fosse al corrente.

Nello specifico – sempre secondo quanto riporta il documento – le linee guida stabiliscono la possibilità per chi lo desiderasse di assumere un’identità alias, utilizzando “un prenome differente da quello risultante dall’anagrafica del ministero, per le attività interne all’Amministrazione, in attesa che il percorso della rettificazione di attribuzione anagrafica di sesso porti al rilascio di una documentazione definitiva“. L’identità alias – si legge ancora – “costituisce un’anticipazione dei provvedimenti che si renderanno necessari al termine del procedimento di transizione di genere, quando il soggetto sarà in possesso di nuovi documenti di identità personale a seguito di sentenza del tribunale, passata in giudicato, che ne rettifichi l’attribuzione di sesso e il nome attribuito alla nascita“.

Per l’attivazione dell’identità alias è previsto che il dipendente debba presentare un’istanza. Se accolta, sarà rilasciato un cartellino di riconoscimento indicante cognome, nome alias e numero di matricola ministeriale; un account alias; ove necessario, una targhetta identificativa sulla porta dell’ufficio in cui presta servizio oppure sulla scrivania che indichi il cognome e il nome alias. Il tema non è affatto inedito e in molte strutture pubbliche si sta discutendo l’introduzione di questa possibilità, certo non senza pareri critici o diffidenze sulla reale utilità dell’opzione prevista.

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