Le “faccende complicate” sono il pane di Lundini

Le "faccende complicate" sono il pane di Lundini

Lui è così: ti fa ridere ma ti fa anche riflettere. Valerio Lundini, l’essere più stralunato e più centrato del mondo televisivo, torna da oggi lì dove ha trasformato la sua essenza strampalata in successo popolare: e cioè su Raiplay, la piattaforma della tv pubblica deputata alla sperimentazione e alla coltivazione dei talenti. Stavolta, però, Lundini porta fuori dagli studi televisivi le sue esplorazioni surreali dell’umanità, anzi ne va a caccia in giro per l’Italia e pure all’estero, in Albania. Titolo del programma non poteva che essere Faccende complicate. E, in effetti, il comico non ha molte difficoltà a scovare situazioni assurde, persone eccentriche, storie curiose, insomma gente strana e a imbastire «inchieste reali su realtà surreali» come recita il sottotitolo della trasmissione. Basta vedere una delle puntate: una incursione in un circolo di scacchisti, l’incontro con un ragazzo disabile in carrozzina campione del gioco a cui propone di partecipare a una gara internazionale di scacchi-pugilato (esiste davvero!). Immaginate che ne può venir fuori. Pure l’autoironia serve a far pensare: si sente (fintamente per sbaglio) il messaggio audio di una collaboratrice che dice a Lundini: «Aho, alle 15 c’hai l’incontro con l’handicappato…».

Le puntate per ora sono 10, ognuna con un formato da 25 minuti, di cui tre rilasciate oggi e le altre nelle prossime settimane, poi in primavera andranno in onda su Raitre. Tra i titoli: «Trovare casa è un problema», «Quel gioco che ricorda la dama», «Diventare, perché no?, ricchissimi», «Villeggiature romane», «Le famigerate bolle filtro». Insomma, piccoli capolavori di sceneggiatura scritti, diretti e interpretati dal medesimo Lundini. Che con quell’aria da fesso, sospeso tra verità e invenzione, ironia e malinconia, confeziona con estrema cura e meticolosità brevi racconti da manuale sulle storture e le meraviglie degli italiani.

«Pensavo che la differenza fra un programma in studio e uno itinerante in strada – spiega Valerio nel suo modo che non si capisce mai se scherza o fa sul serio – era che nel secondo caso si lavora di meno, perché bene o male, andando in giro, una mezz’oretta da mandare in onda la trovi… ma mi sono accorto che per ogni puntata bisogna poi lavorarci per tre, quattro giorni!».

E aggiunge: «Non volevo fare un altro programma da studio (si riferisce a Una pezza di Lundini che tanto successo ha avuto) perché ho pensato che il pubblico poteva dire era meglio il primo oppure questo è uguale al primo o anche questo è meglio del primo e non era bello per quello precedente… Così, ho scelto di fare una cosa del tutto nuova». Ma l’aspetto che lo ha più divertito del viaggiare è stato che «al solo nominare la Rai si ricevono caffè e amari in omaggio» così «ho pensato che finché la Rai resta in piedi almeno mi posso bere qualcosa gratis, anche se a me l’amaro non piace…».

L’obiettivo dell’azienda, anzi la «mission» della piattaforma, è attrarre pubblico giovane sulla tv di Stato come spiegano il direttore dei contenuti digitali Maurizio Imbriale e la produttrice del programma Simona Ercolani con Stand by me. Lundini la gira così: «Punto sulla fascia giovanile perché ci tiene la Rai e punto sulla fascia adulta e benestante perché ci tengo io, in modo tale che questo pubblico che può spendere possa venire poi a teatro e pagare il biglietto per vedere i miei spettacoli…».

Insomma, tra caffè pagati, biglietti venduti e faccende complicate, non perdetevi Lundini.

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