“La nostra nuova realtà aumentata”

"La nostra nuova realtà aumentata"

Cari Subsonica, era proprio necessario un nuovo disco?

Samuel: «In effetti ce lo siamo chiesto e abbiamo deciso che sì, per noi era necessario. Di certo lavorare nei Subsonica non è una cosa semplice».

Boosta: «Lavorare con te non è semplice». (ridono – ndr)

Dopo l’album 8 sembravate pronti a dividervi.

Max Casacci: «Abbiamo capito che continuiamo a sceglierci anche dopo quasi trent’anni».

Samuel: «I Subsonica sono un’entità che appare soltanto quando decidiamo di stare insieme».

Più trascorre il tempo e più i Subsonica diventano riconoscibili. Nati a Torino nel 1996, sono sempre più sganciati dai cliché musicali se non altro perché hanno un suono preciso che muta ma non cambia. È rock però non si ferma lì ed è goloso di influenze diverse che arrivano quasi tutte da lontano. Insomma i Subsonica sono «porosi», assorbono influenze e anche il nuovo singolo Mattino di luce si distacca dal mainstream, è ben suonato e snocciola un testo con un senso preciso e persino poetico. Insomma, una rarità oggi. Con le altre canzoni di Realtà aumentata costruisce un disco pensato alla vecchia maniera e che, come spiega il batterista Ninja, «è diventato un album identitario». E non è poco in una fase musicale come questa sempre più volatile e meno riconoscibile: «Diciamo che – scherza Boosta – i Subsonica ci servono». È una battuta, certo, ma solo un po’. Dopotutto musicisti che nel 2023 fanno musica per undici canzoni diventano un termine di paragone sempre più unico e decisivo.

Però eravate sul punto di sciogliervi.

Casacci: «Le singole attività individuali di ciascuno di noi avevano reso possibile la fine del gruppo, ma poi non è stato così».

Samuel: «Dopo la pandemia ci siamo chiesti: da dove ripartiamo? Ripartiamo dall’inizio».

Avreste potuto ripartire dal Festival di Sanremo.

Boosta: «Ci siamo proposti come presentatori ma non ci hanno accettato».

Quindi non avete mandato canzoni?

Boosta: «In effetti un brano è stato presentato ma evidentemente non è stato accettato. Sia chiaro: Sanremo è un posto meraviglioso, una vetrina splendida, una parte importante del costume italiano ma non è il cuore, non rappresenta tutta la musica che esiste in questa nazione».

Com’è il vostro pubblico a quasi trent’anni dalla vostra nascita?

Samuel: «È un pubblico che cambia ma non invecchia».

Casacci: «Di certo uno spettatore con il cellulare alzato è l’immagine opposta a quella del pubblico tipico dei Subsonica».

A proposito, il vostro tour?

Ninja: «I concerti che iniziano ad aprile saranno molto lunghi e coinvolgenti anche grazie a una componente visiva che non si è mai vista a un nostro spettacolo».

Anche i vostri nuovi testi sono spesso sorprendenti.

Casacci: «Quando hai 20 o 30 anni tendi a parlare solo di te e della tua vita. Andando avanti nel tempo, inizi a diventare un’antenna che capta ciò che accade intorno. Ad esempio in Mattino di luce abbiamo provato a indagare sulla realtà di un paese, il nostro, che è rimasto molto legato al passato. Ma i nostri brani non sono mai frontali, c’è sempre una parte che allarga il discorso».

Dopotutto i Subsonica sono sempre stati senza confini.

Samuel: «L’avvento del campionatore nel mondo musicale ha mischiato davvero le carte. Sono nati deejay produttori, molto è cambiato ed è stato sempre più difficile avere un genere musicale di riferimento. Noi ad esempio non lo abbiamo mai seguito. Diciamo che i Subsonica sono una console con un solo gioco, il gioco Subsonica».

Avete giocato anche al cinema.

Samuel: «Sì in passato abbiamo partecipato a qualche colonna sonora e anche io l’ho fatto con i miei Motel Connection».

Per ultimo è arrivato il film Adagio di Stefano Sollima, la conclusione della cosiddetta «trilogia della Roma criminale».

Samuel: «Chiamare una band per fare una colonna sonora prevede molto lavoro e molto impegno anche da parte del regista. Per noi è stato bellissimo e, specialmente prima di registrare il nuovo disco, ci ha permesso di sganciarci dalla forma canzone».

Casacci: «E poi è stato molto gratificante essere chiamati da Sollima, un regista che in passato ha collaborato con Jónsi dei Sigur Ros e con Mogway».

Insomma lo rifareste?

Samuel: «Ben vengano proposte, anzi facciamo girare la voce che i Subsonica farebbero altre colonne sonore».

Leave a comment

Your email address will not be published.