Kiev può difendere i cieli. Ma può anche cambiare l’esito della guerra?

Kiev può difendere i cieli. Ma può anche cambiare l'esito della guerra?

L’Ucraina ha chiesto, sta ricevendo e riceverà sistemi di difesa aerea per “blindare” il proprio spazio aereo e inibire i raid dell’aviazione russa, che non ha mai ottenuto quella supremazia che le avrebbe concesso vantaggi tattici utili per avvicinarla – possiamo presumere – a delle “vittorie” significative. Sistemi di difesa missilistica moderni e in numero adeguato – come il sistema Patriot di produzione statunitense – potrebbero fornire alle forze aeree di Kiev una garanzia di sopravvivenza e permetterle la difesa adeguata di una serie di obiettivi e siti sensibili, indispensabili per autogestirsi contro l’aggressore russo. Questo però non basterà a “vincere la guerra“.

L’Ucraina ha un disperato bisogno di nuove difese aeree“, scrivono gli analisti occidentali che hanno studiato e ben conoscono i problemi causati dai raid dei caccia bombardieri russi e dagli strike portati attraverso i sistemi missilistici di precisione come i missili Khinzal. “Le nuove difese aeree potrebbero essere troppo tardi per salvare l’Ucraina“, sentenzia Stephen Bryen dal suo portale di analisi, non a torto. Sebbene sia indubbio che raid come quelli lanciati lo scorso 8 gennaio su obiettivi come Kiev, Odessa, Kharkiv e Leopoli, sarebbero stati “minimizzati” nelle conseguenze dei danni da una bolla di difesa aerea implementata da un numero adeguato di sistemi che l’Ucraina non possiede; e che può sperare di possedere solo ed esclusivamente attraverso l’aiuto di potenze europee come gli Stati Uniti e il Regno Unito; questo potrebbe ormai non rappresentare altro che una buona strategia di difesa per difendere dagli attacchi russi, che hanno utilizzato una “varietà di missili ipersonici e da crociera lanciati dall’aria e droni Geran-2”, gli obiettivi fondamentali come “fabbriche di munizioni e armamenti, centri di comando e piste di decollo“.

Una bolla di difesa solida ma “insufficiente”

Gli attacchi lanciati dalle Forze Aerospaziali russe hanno registrato un diffuso successo, vedendo “soppressa” una percentuale relativamente bassa dei diversi tipi di armi usate. Secondo i report condivisi dagli ucraini, la loro difesa aerea avrebbe messo fuori combattimento “solo 18 dei 51 missili e droni lanciati dai russi“. Il rapporto conferma inoltre che in questo caso “nessuno dei missili ipersonici Kinzhal, nessuno dei missili balistici russi Iskander-M, nessuno dei missili Kh-22” è stato abbattuto. Solo alcuni dei Kh-101 aviolanciati e diversi droni-killer sono stati fermati dalle difese aeree: mostrando come la difesa anti-aerea ucraina sia insufficiente allo stato dei fatti.

Le armi per la difesa aerea posseduti dall’Ucraina prima dello scoppio della guerra, sistemi missilistici di fabbricazione russa come l’S-300S e Buk-1M sono tutti istallati intorno alla capitale Kiev. Questi, insieme ai sistemi forniti dalla Nato, “costituiscono una capacità di difesa aerea abbastanza solida, sebbene i vari sistemi non siano integrati e molti siano ampiamente distanziati nel Paese“. Tanto distanziati da aver innalzato una bolla di difesa che continua ad avere delle falle sfruttate dai russi evidentemente.

Tra i fornitori della Nato anche l’Italia

I partner dell’Alleanza Atlantica, tra i quali ora compaiono anche Svezia e Finlandia, preoccupate dalle “future mosse” di Mosca sul continente, hanno fornito molteplici sistemi di difesa aerea di Kiev. Tra questi possono essere annoverati il sistema missilistico Patriot fornito dagli Stati Uniti (nella versione Pac-2 con missili intercettori del blocco Pac-3 in grado di abbattere i missili balistici tattici e i missili da crociera, ndr); il sistema di difesa aerea Nasams fornito dalla Norvegia; i sistemi di produzione europea l’Iris-T.

L’Italia ha fornito il sistema Aspide basato su missili a medio raggio con guida radar semiattiva e il sistema missilistico terra-aria a corto e medio raggio Samp-T insieme alla Francia. Un sistema sviluppato dal consorzio europeo Eurosam formato da Mbda Italia, Mbda Francia e Thales.

La Germania e la Svezia hanno fornito sistemi per la difesa aerea di diversa natura come Flakpanzer Gepard, semovente antiaereo tedesco con una torretta armata di 2 cannoni da 35 mm Oerlikon svizzeri, dotato di un radar per la ricerca ed uno anteriore per il tiro, e armi di difesa aerea come i cannoni Bofors. A questi vanno a sommarsi una serie di armi lancia-razzi spalleggiabili che non possono trovare alcuna efficacia su sistemi missilistici sofisticati e sui jet da combattimento delle ultime generazioni, riducendo il loro impiego contro gli elicotteri d’attacco e da trasporto russi.

Qualcosa “non sta andando” come dovrebbe

I sistemi di difesa ci sono, il problema della loro apparente inefficacia, almeno secondo alcuni analisti potrebbe risiedere nella scarsità di munizioni per i Patriot – che il Pentagono ha già avvertito “non poter continuare a fornire” a causa del loro costo di 2 milioni di dollari per missile – e lo stesso vale e potrebbe valere per gli altri sistemi (sebbene il costo di un missile del sistema Aspide sia estremamente inferiore ma comunque considerato nella fascia di 100mila dollari per munizione, ndr); o nell’efficace guerra elettronica condotta dalle truppe di Mosca che possono aver “bloccato” i sistemi Patriot e acciecato i radar che tracciano le minacce e guidano i sistemi di difesa verso di esse. A queste ipotesi si aggiunge, come nel caso degli attacchi condotti contro Israele, la possibile “saturazione” dei sistemi di difesa impegnati a tracciare i droni killer del tipo Shaed, eguiti da sistemi missilistici più sofisticati che hanno di fatto “bucato le difese” andando a segno.

L’obiettivo dei raid aerei condotti dalla Forze Aerospaziali russe sono concentrati fin dall’inizio del conflitto ad eliminare le difese aeree dell’Ucraina per poter colpire senza rischio per vettori ed equipaggi le installazioni militari d’importanza vitale, poste spesso in prossimità delle città principali. A questo si aggiunge l’intenzioni di colpire e distruggere installazioni strategiche come centrali elettriche, reti di approvigionamento d’energia e in ultimo la distruzione delle fabbriche che producono, modificano o riparano armi di ogni tipo. Ragione per cui evidenziavamo la necessità di una sistema di difesa aerea più efficace in questa precedente analisi sulle “strategie di riarmo” autonomo dell’Ucraina in loco.

Washigton e gli altri alleati dell’Ucraina si trovano di fronte ad un importante bivio causato dall’impasse ormai cronico del conflitto che sembra essersi attestato sulle posizioni stabilite dal fallimento della controffensiva di questa estate. È infatti indubbio che il mondo occidentale dovrà affrontare “scelte difficili”. Tanto più adesso che alcuni membri della Coalizione Internazionale, scesa in campo contro i ribelli Houthi dello Yemen sostenuti dall’Iran, potrebbe / necessiterà di una rete di difesa ancore più sicura intorno ad ogni base e istallazione terrestre sensibile del Medio Oriente con munizioni a sufficienza per difendere / sopprimere eventuali minacce aeree. In conclusione, “togliere” il cielo ai russi potrebbe permettere a Kiev di confermare le attuali posizioni e limitare le minacce in vista degli sviluppi che tutti sembrano attendere: un ritorno al tavolo dei negoziati che porti al termine un conflitto sanguinoso che sta per raggiungere i due anni di ostilità.

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