Israele accusato di genocidio. Netanyahu: “Il mondo alla rovescia”

Il pressing mondiale e la resistenza di Bibi

Dai tunnel di Gaza alle aule di tribunale all’Aja. La guerra tra Hamas e Israele assume contorni sempre più multidimensionali e si combatte anche sul fronte del diritto. Ieri è iniziata alla Corte internazionale di giustizia, il principale organo giudiziario delle Nazioni Unite, il procedimento sull’accusa di genocidio mossa allo stato ebraico per la guerra nella Striscia scatenata dal massacro di Hamas del 7 ottobre, e che ha finora ha visto l’uccisione di oltre 23mila palestinesi. «Israele ha commesso, sta commettendo e rischia di continuare a commettere atti di genocidio contro il popolo palestinese a Gaza», è in sintesi l’accusa mossa dal Sud cio legale» di Hamas. L’ex premier Naftali Bennett «l’udienza dell’Aia è l’affaire Dreyfus del XXI secolo».

Per quanto riguarda la Corte Internazionale di Giustizia, le sue sentenze sono definitive e inappellabili, ma non sempre i Paesi seguono i suoi verdetti. Ad esempio, quello con cui l’Icj ha ordinato alla Russia di fermare l’invasione dell’Ucraina. In ogni caso un’eventuale pronuncia contro Israele (che potrebbe arrivare nel giro di poche settimane) aumenterebbe sicuramente la pressione politica sul Paese, e molti ipotizzano che potrebbe servire da pretesto per imporre delle sanzioni. Inoltre, secondo i giuristi, la Corte può «indurre Israele a consentire gli aiuti umanitari nella Striscia, avviare un’inchiesta indipendente o consentire ai palestinesi sfollati di tornare nel nord di Gaza».

Al fianco dello Stato ebraico si sono già schierati gli Usa, con il dipartimento di Stato che definisce le accuse «infondate», così come la Gran Bretagna. Mentre il blocco di 57 membri dell’Organizzazione dei paesi islamici (Oic), che comprende Arabia Saudita, Iran, Pakistan e Marocco, ha espresso il proprio sostegno al caso presentato dal Sud Africa. Tra le altre nazioni che sostengono gli argomenti di Pretoria ci sono poi Malesia, Turchia, Giordania, Bolivia, Colombia e Brasile. E perfino Apple e Netflix, che hanno interrotto la trasmissione di serie tv israeliane.

Invece l’Ue sembra lontana dall’esprimersi con una voce unitaria e per ora mantiene un basso profilo. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha sottolineato con i giornalisti che «il genocidio è un’altra cosa, qui c’è un attacco che colpisce la popolazione civile», e «abbiamo detto in tutti modi che non condividiamo gli attacchi alla popolazione e continuiamo ad invitare Israele a non superare i limiti della giusta reazione per sconfiggere Hamas». Aggiungendo però che «non si può dimenticare quello che è successo il 7 ottobre».

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