Una riforma a piccoli passi. La giustizia dopo questa legislatura è destinata a cambiare volto per sempre. Abolito l’abuso d’ufficio («Nessuna esitazione, nessun cedimento»), rivisto il fumoso reato del «traffico d’influenze», si passa alle intercettazioni.
Ma andiamo con ordine. Per la sinistra – che cita il portavoce della Commissione Ue Christian Wigan – l’Europa strepita contro l’abolizione dell’abuso d’ufficio, come se la lotta alla corruzione potesse essere compromessa da una norma che secondo la Lega ha portato allo 0,95% delle condanne rispetto alle migliaia di processi fatti contro sindaci e amministratori terrorizzati dalla firma (moltissimi anche a sinistra), con un Paese paralizzato proprio adesso che il Pnrr entrerà a regime e potrebbe finalmente modernizzare l’Italia. «È una risposta sbagliata ad una domanda giusta», dice il Pd, scaricato però (o quasi) dai suoi amministratori. «No, stavolta la Ue dice cose stupide», ribatte il leader di Azione Carlo Calenda. «L’Europa non ci chiede di reintrodurre il reato di abuso d’ufficio, ci chiede di combattere la corruzione e noi contro la corruzione abbiamo un arsenale normativo», ribadisce il ministro della Giustizia Carlo Nordio al Senato, bollando come «irrituale» il riferimento che l’opposizione fa alle presunte doglianze dell’Europa.
Capitolo intercettazioni: in commissione Giustizia si discutono gli emendamenti alla riforma, martedì toccherà al nodo delle captazioni tra legali e assistiti. La proposta dell’azzurro Pierantonio Zanettin ne prevede la distruzione, su questo sarà battaglia. Ma in generale è l’abuso del trojan quello che preoccupa la maggioranza, Forza Italia su tutti. A rassicurare i suoi è lo stesso Nordio: «È già un vulnus enorme alla nostra privacy, all’articolo 15 della Costituzione, ma c’è molto di più. Oggi il cellulare è una vita», sottolinea il Guardasigilli.
Passa intanto il provvedimento che prevede l’esclusione dalle trascrizioni dei soggetti «terzi» rispetto alle indagini. «Lo Spunta Tizio serve a dare visibilità all’inchiesta – twitta su X Enrico Costa di Azione, favorevole a questa misura – Non è questione di presunzione d’innocenza, ma di innocenza vera e propria». «Grazie a noi finisce la macchina del fango e la barbara pratica di sbattere il mostro in prima pagina», esulta il capogruppo Fi al Senato Maurizio Gasparri.
E a chi lamenta un bavaglio ai giornali sulle indagini replica la presidente leghista della commissione Giustizia di Palazzo Madama, Giulia Buongiorno («Chi parla di black out informativi no ha letto il testo»), che poi apre ai test sui magistrati, tanto cari proprio all’azzurro Zanettin, relatore in aula sui decreti attuativi della riforma dell’ex Guardasigilli Marta Cartabia: «Non ci vedo nulla in contrario». I magistrati già annunciano barricate.