Proprio nel giorno in cui Matteo Salvini si è sottoposto a quattro lunghe ore di interrogatorio a Palermo nel processo in cui è imputato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per il caso Open Arms, in serata interviene in televisione Richard Gere. Il celebre attore americano, che era salito sulla nave ong in quell’agosto 2019 per chiedere a gran voce all’ex ministro dell’Interno di fare sbarcare subito i migranti, è stato intervistato da Marco Damilano nel suo Il cavallo e la Torre, su Rai3. In collegamento dal suo appartamento di New York, Gere spiega innanzitutto perché non è intervenuto un paio di mesi fa nell’aula bunker del carcere dell’Ucciardone di Palermo come testimone di parte civile in un’udienza, come invece era previsto: “Avevo offerto una testimonianza scritta a distanza, ma non è stata accettata. Non è facile arrivare a Palermo“.
La testimonianza di Richard Gere in televisione
Poi, il racconto dettagliato di quei giorni estivi di ormai cinque anni fa al largo di Lampedusa. “Io mi trovavo in Italia a casa di miei amici e qualcosa ha attirato la mia attenzione: ovvero una legge che rendeva un reato aiutare le persone in mare. Per me era incredibile, soprattutto in Italia: Paese meraviglioso e con una popolazione generosa“. Richard Gere aveva già incontrato l’equipaggio della Open Arms qualche anno prima a Barcellona: “Ero rimasto molto impressionato e commosso dal loro lavoro nel Mediterraneo e ho conosciuto uno dei leader dell’operazione“. Così, dopo l’approvazione dei decreti Sicurezza voluti ai tempi da Salvini, che l’artista definisce senza troppe misura una “legge crudele” e che la ong non poteva entrare in Italia, ecco arrivare puntualmente il suo aiuto “salvifico”. “Avevo già visitato l’hotspot di Lampedusa e avevo già incontrato dei migranti salvati nel Mediterraneo“.
Gere si chiedeva: “Ma veramente le autorità italiane vedono quelle persone come fratelli e sorelle?“. La sua scelta, quindi, è stata rapidissima. “Ho deciso di lasciare repentinamente la residenza dei miei amici e siamo andati a Lampedusa assieme. Abbiamo portato acqua, cibo e beni di prima necessità per le persone provenienti dai Paesi africani e siamo andati sulla nave, in acque internazionali, a circa venti miglia da Lampedusa“. L’attore di Hollywoow racconta le difficoltà di riuscire a raggiungere la Open Arms: “Abbiamo fatto fatica a trovare delle imbarcazioni che ci portassero là. L’operatore di una prima imbarcazione ci disse che aveva ricevuto la sera prima una visita della Polizia che aveva sentito l’intenzione di trasportare del cibo in acque internazionali e dunque non poteva più aiutarci“.
Le proteste della Lega
Sarà quindi una seconda persona ad aiutare a far salire a bordo Richard Gere: “Il conducente mi ha mostrato un video sul suo cellulare dove c’ero io a un evento con il Dalai Lama, e anche lui condivideva la responsabilità di aiutare i fratelli più deboli“. Quando giunse sulla nave era rimasto scioccato da ciò che vide e dalle storie ascoltate, per poi infine chiosare: “Non è una questione filosofica… che si tratti di persone senzatetto, di migranti, queste persone sono isolate nel mondo, sono esseri umani con sensazioni profonde, potrebbero essere i nostri genitori, i nostri figli, le nostre sorelle“. Non sono mancate le polemiche per la messa in onda di questa intervista televisiva. I parlamentari della Lega componenti della commissione di Vigilanza Rai Giorgio Maria Bergesio, Ingrid Bisa, Stefano Candiani, Elena Maccanti, Clotilde Minasi ed Elena Murelli si sono espressi con una nota ufficiale: Richard Gere “era così colpito dalla sofferenza degli immigrati su Open Arms che ha disertato il processo di Salvini a Palermo, ma ora trova il tempo per precipitarsi nel salottino rosso di Marco Damilano. Siamo davanti a un brutto film“.