Le vicende relative a Chiara Ferragni hanno definitivamente acceso i riflettori su chi fa i soldi grazie ai social: non tutti gli influencer sono uguali, ci mancherebbe, e nemmeno le piattaforme grazie alle quali sponsorizzano i loro prodotti. È un mondo molto più eterogeneo di quanto si possa pensare e gli stessi personaggi mediatici sono più o meno ricchi e famosi grazie anche al “canale” prescelto per parlare al pubblico.
Quanto valgono i social
I numeri attuali sviscerati da DeRev, azienda di strategia, comunicazione e marketing digitale specializzata in reputazione, crowdfunding e community sui social media per il Corriere sono in linea con la ricerca pubblicata qualche mese fa. Contrariamente al pensare comune, è YouTube il social più redditizio dal momento che i compensi sono compresi tra 500 euro per chi ha tremila follower fino a 35mila euro per chi arriva a un milione. Chi supera questa soglia, per ogni contenuto, può addirittura guadagnare fino a 80mila euro. Subito dopo ecco Instagram grazie al quale i “nano influencer” (tra 5 e 10 mila follower) hanno compensi variabili tra 100 e 300 euro a post ma chi arriva al milione di follower fattura fino a 20mila euro per un contenuto e 7.500 euro per una “storia”. Le cosiddette “Celebrity” che superano i 5milioni di seguaci (tipo la Ferragni) arrivano a guadagnare fino a 75mila euro per un post e 30mila per la storia.
Terza posizione in quando a ricavi ecco Tik Tok che eroga 50 euro per chi ha cinquemila follower e arriva fino a ottomila euro se si arriva al milione di seguaci. All’ultimo posto della graduatoria c’è Facebook che vale molto di meno rispetto alle piattaforme più moderne: “soltanto” 100 euro per chi pubblica un contenuto e arriva a 50mila follower e si ferma a 1.500 euro per chi arriva a un milione. Introiti bassi anche per chi supera i tre milioni di follower con un fatturato, a post, che non supera cinquemila euro.
Cos’è il “tasso di coinvolgimento”
Ma i guadagni degli influencer dipendono anche dalle interazioni del loro pubblico con ogni contenuto o storia che sia, in pratica i commenti e le reazioni: più sono numerosi e maggiori saranno gli introiti. Questa modalità viene chiamata “engagement rate”, ossia il tasso di coinvolgimento. Secondo DeRev, questo enorme giro d’affari degli influencer sfiora i 350 milioni di euro ma arriva a superare il miliardo se vengono considerate le aziende di moda e bellezza, quelle relative al gaming e chi si occupa di viaggi e stile di vita. È per questa ragione che l’AgCom non è rimasta ferma a guardare disciplinando la materia con il Testo Unico dei servizi media audiovisivi (Tusma) e multe salatissime per chi sgarra (anche 600 mila euro) e non è trasparente soprattutto con la pubblicità (vedi la finta beneficenza del pandoro-gate).
Le reazioni
“Per noi operatori si tratta di una bella notizia perché dare definizioni e regole significa avere maggiori indicazioni, maggior controllo e maggior tutela”, ha dichiarato al Corriere Luca Leoni, amministratore delegato di Show Reel Media Group, digital media company che, tra le altre cose, gestisce numerosi influencer e produce contenuti digitali. “Per noi non cambia nulla nella sostanza, ossia sull’importanza di mettere in atto un comportamento chiaro e trasparente. Il nostro auspicio è che ci siano delle indicazioni ancora più precise, rispetto a quelle espresse dalla Digital Chart, su come evidenziare la natura pubblicitaria del contenuto”. Favorevoli a questa nuova regolamentazione anche personaggi molto famosi tra cui The Jackal, ClioMakeUp e Camihawke.