Come rendere le auto accessibili, la ricetta di Dacia si rinnova per il 2024

Come rendere le auto accessibili, la ricetta di Dacia si rinnova per il 2024

Dacia è uno di quei brand che ha imparato a farsi amare dagli italiani, ma il corteggiamento non è stato certo facile e, in occasione dell’evento stampa di inizio anno, il “Dacia Camp”, abbiamo potuto ripercorrere il passato del marchio, fare il punto della situazione sulle vendite e prendere un primo contatto con il nuovo Duster di cui sono stati contestualmente annunciati i prezzi.

Nel 2005 debutta Logan con delle premesse ben specifiche: essere un’auto molto semplice e dal prezzo estremamente ridotto. Trattandosi di una berlina fu difficile colpire nel cuore degli italiani, ed è per questo che il primo passo concreto va attribuito a Sandero nel 2008, un’auto che avrebbe poi visto diverse evoluzioni nel corso del tempo, affermandosi come la hatchback di segmento B dal rapporto dotazione/prezzo più interessante.

Oggi Sandero è l’auto preferita dai clienti privati nel segmento B per numero di vendite e, all’interno della gamma di motori che propone, la versione a GPL fa da mattatrice assoluta con il 73% di quota. Dal 2009 ne sono state vendute ben 350.000 unità in Italia.

Dacia Duster 2024

Il mercato dei clienti privati

Quando si parla del mercato auto va fatta una distinzione importante mentre si spulciano le solite classifiche di vendita condivise da UNRAE: mercato privati e mercato flotte aziendali.

Solo le vendite ai privati sono infatti in grado di rappresentare davvero le tendenze di scelta degli italiani, perché rappresentano la cartina al tornasole di un Paese senza essere influenzate dalle flotte aziendali che potrebbero alterare la percezione. Un’azienda, nell’acquistare le auto, può infatti falsare l’andamento perché ha un potere di acquisto maggiore, o perché potrebbe rivolgersi a ben più costose soluzioni ibride plug-in o elettriche grazie ad incentivi, in seguito a vantaggi fiscali, policy sulla sostenibilità o chiamando in causa più complessi ragionamenti sul valore futuro delle vettura.

All’italiano medio, termine inteso in un’accezione assolutamente non dispregiativa, tutto ciò importa molto meno. Chi acquista l’auto lo fa perché necessita di un mezzo per spostarsi da un punto all’altro, oppure perché deve valutare esigenze particolari: lo spazio per i figli e per i bagagli in vacanza, lo spazio per le proprie passioni, la trazione integrale perché vive in contesti più sfidanti e via dicendo.

Ed è qui che si vedono davvero anche le capacità di acquisto e qual è, in media, l’importo che tutti noi siamo disposti a spendere per acquistare un’auto nuova che non cambieremo fra 3 anni dopo una soluzione di leasing o noleggio, ma che terremo verosimilmente fino al fine vita.

Dacia Duster

I modelli più venduti

Proprio per questo, forte di 87.787 vendite in Italia nel 2023, Dacia è un marchio da record nel riflettere le preferenze degli Italiani visto che quasi 81.000 unità sono andate in mano ad un cliente privato.

Sul totale di 1.762.000 nuove auto immatricolate nel nostro Paese nel 2023, sono 879.000 quelle vendute direttamente ai privati: Dacia non solo è cresciuta più della media del mercato, ma è il primo brand per vendite al consumatore diretto con una quota del 9,2%.

Duster e Sandero si sono praticamente spartite la torta (34,2% la prima, 55,1% il secondo), e questo ci permette di andare a confermare il ruolo da leone rappresentato dalla categoria dei SUV compatti come Duster, pronto a conquistare il mercato anche nel 2024 grazie al nuovo modello recentemente annunciato nei prezzi.

Lo chiamano “value for money”

Abbiamo visto che in principio la storia di Dacia era legata al concetto di “low cost”, il prezzo era l’unico fattore determinante e costringeva chiaramente a molte rinunce. Nel corso degli anni l’azienda ha virato verso quello che il marketing definisce “value for money”, all’italiana potremmo definirlo come rapporto qualità/prezzo/dotazioni.

Il 2024, però, rappresenta un punto di svolta perché costringe i produttori, in maniera più massiccia di quanto fatto in passato, a sudare sette camicie per cercare di mantenere alto quel rapporto dato che gli ADAS sono diventati obbligatori, e sono tanti.

Il nuovo Duster debutta proprio dovendo seguire queste regole, ed è quindi impossibile per il SUV rinunciare ai sensori di parcheggio di serie, o al sistema di mantenimento per la corsia, il regolatore e il limitatore di velocità, tutte cartucce che prima Dacia non aveva o si giocava sugli allestimenti superiori.

Dacia Duster

Eppure la versione base di Duster riesce a mantenere la promessa di stare sotto alla soglia dei 20.000€ in un contesto in cui produrre auto costa di più anche per via degli ADAS e dei requisiti di sicurezza (attiva e passiva) obbligatori in Europa a causa delle nuove normative.

Duster ECO-G 100 Essential costa infatti 19.700€: a questa cifra propone una buona dotazione e risulta più appetibile di diverse auto (più piccole) della concorrenza grazie ad un motore non certo addormentato – il mille di questa versione ha 100 cv ed è un turbo GPL – e mantenendo comunque gli alzacristalli elettrici anteriori, le barre al tetto e il climatizzatore, seppur manuale.

In realtà è la ECO-G 100 Expression quella più bilanciata e che probabilmente sarà anche la più venduta perché con un piccolo sforzo in più, costa 21.400€, aggiunge gli alzacristalli elettrici posteriori, i cerchi diventano in lega da 17″, arriva lo strumentazione digitale da 7″ e lo schermo touch da 10″, oltre alla retrocamera.

Anche il contorno è importante

C’è anche un altro aspetto da considerare quando parliamo di auto perché è dall’alba dei tempi, o quasi, che i brand non possono fare a meno di un contorno chiamato marketing, da intendersi qui in una delle sue tante sfaccettature, ovvero quella di creare un prodotto per rispondere ad alcune esigenze specifiche.

Può sembrare difficile far convivere la concretezza tipica di Dacia con le logiche del marketing, eppure sono state proprio le caratteristiche delle auto proposte dal brand a scrivere, quasi da sole, una storia di contorno che oggi funziona.

Dacia Duster

Prendiamo il caso Duster ad esempio: è stato il primo SUV a democratizzare la categoria, a gridare al mondo che i “macchinoni alti da terra” non erano solo auto da ricchi come il primo SUV Mercedes, la ML del 1997. Questo ha permesso di rendere più accessibile la trazione integrale, e non c’è voluto molto per trasformare Duster in un’auto apprezzatissima sia da chi viveva in zone più rurali o montane, sia da chi cercava un 4×4 capace ed economico.

Così Duster ha iniziato ad essere associato quasi automaticamente al mondo dell’outdoor, anche per la capacità di carico importante. Lo spazio è stato poi un altro driver del successo, più recente e più contenuto, di Jogger, auto associata non solo a chi cerca i posti per la famiglia numerosa, ma anche perché è una delle pochissime in stile monovolume accessibili a una giovane coppia che magari deve trasportare l’attrezzatura sportiva per le proprie passioni. Il marketing ha poi cavalcato l’onda, confermando la volontà di legare questi temi alle proprie vetture, ma è stato un processo quasi naturale guidato dalle caratteristiche dell’auto, senza forzature.

Il futuro

Dacia ha lanciato da relativamente poco la nuova identità del marchio, rivedendo il logo e facendo un salto in avanti nell’unificare il design. I prossimi passi sono ancora da svelare, ma possiamo intuire un primo trend proprio con Duster se analizziamo la gamma dei motori.

La presenza del turbo GPL conferma quanto ci sia ancora spazio per la crescita con questa alimentazione, da tempo entrata nelle preferenze degli italiani. Jogger aveva già dimostrato di poter abbassare la soglia di accesso al mondo delle ibride, Duster lo ha confermato proponendo la Hybrid 140 in gamma (da 26.400€, cifra che ovviamente va rapportata al contesto dei prezzi odierni delle auto, e non di dieci anni fa).

Dacia Duster

C’è anche una Mild Hybrid, si chiama Duster Tce 130 ed è la motorizzazione disponibile anche per la 4×4. Lodevole il fatto che Dacia non voglia, per coerenza, spacciare questa versione come un’ibrida utilizzando la parola Hybrid nel marketing e nei loghi dell’auto come fanno invece altri produttori, confondendo l’utente meno esperto che potrebbe pensare che si tratti di una “full hybrid” mentre qui c’è un piccolo moto-generatore e una piccola batteria che, a livello di consumi, hanno un impatto marginale e quasi irrisorio.

Dacia sta quindi espandendo la gamma puntanto sull’ibrido per rendere più accessibile questa tecnologia, ma senza corse folli e mantenendo le unità più tradizionali. L’altro tema è quello dell’elettrico, dove la filosofia di Dacia resta fedele a se stessa perché punta sulla concretezza e abbraccia il segmento A dove l’elettrico ha vantaggi in termini di usabilità senza incappare negli svantaggi (il prezzo) di dover montare batterie più capienti e costose. Ci sarà poi un’elettrica di segmento B, ed è questo il modello che più di tutti potrà “confermare o ribaltare il risultato”. Da Dacia ci si aspetta una B elettrica che possa davvero rendere a portata di tutti le auto a batteria, ma dovremo attendere la seconda metà dell’anno per scoprire se riuscirà a mantenere le promesse…

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