Comincia male l’anno per uno dei protagonisti dell’affare del palazzo a Sloane Avenue acquistato dalla Segreteria di Stato nel 2014 e che è costato un processo penale nello Stato della Città del Vaticano. Gianluigi Torzi, condannato in primo grado a metà dicembre a sei anni e sei mesi di reclusione dal tribunale vaticano presieduto da Giuseppe Pignanone, è stato fermato a Dubai da apparati di polizia degli Emirati Arabi Uniti.
Il broker
Gianluigi Torzi è un broker molisano di 44 anni divenuto noto qualche anno fa quando il suo nome è emerso nell’inchiesta sullo scandalo relativo alla gestione dei fondi della Segreteria di Stato e l’investimento immobiliare nel centro di Londra. Torzi subentrò in un secondo momento, ricevendo dalla Segreteria di Stato le quote che gli permettevano il controllo del palazzo in precedenza nelle mani di Raffaele Mincione, anche lui condannato in primo grado dal tribunale del Vaticano a cinque anni e sei mesi nello stesso processo.
I precedenti
Torzi era stato già arrestato, in Vaticano, il 5 giugno 2020 con le accuse di estorsione, appropriazione indebita, frode aggravata e riciclaggio di denaro. L’arresto era stato deciso dall’ufficio del promotore di giustizia vaticano alla fine dell’interrogatorio per il quale era stato convocato. Alla fine il tribunale presideduto da Pignatone, lo scorso 16 dicembre, lo ha condannato per truffa aggravata, estorsione e autoriciclaggio mentre è stato assolto dal reato di peculato in relazione all’ipotizzata sopravvalutazione del prezzo di vendita. Sulla vicenda del palazzo di Sloane Avenue, c’era stata una sentenza del giudice inglese Walter Baumgarten, della Crown Court di Southwark, che aveva annullato il sequestro di conti e asset nei confronti di Torzi sostenendo che non c’era stata un’estorsione ma una normale “transazione economica”. Il 13 ottobre 2021, invece, la Corte di Cassazione aveva annullato un’ordinanza del Tribunale del Riesame di Roma che aveva confermato la misura cautelare per il finanziere molisano.
La trattativa
Torzi incontrò anche papa Francesco il 26 dicembre del 2018. Del faccia a faccia c’è anche una foto, ma non fu risolutivo. I suoi contatti in Vaticano, secondo la ricostruzione fatta dall’ufficio del promotore di giustizia vaticano, vertevano sulla restituzione delle quote di controllo dell’investimento immobiliare alla Santa Sede. In base all’inchiesta vaticana, prospettando la possibilità di non cedere le quote in suo possesso “incuteva timore di gravi danni al patrimonio della Segreteria di Stato e la costringeva a una lunga trattativa da parte di vari emissari”. La trattativa sarebbe finita con l’invio di 15 milioni di euro da parte della Santa Sede a beneficio di Torzi.
L’inchiesta milanese
Oltre alla vicenda giudiziaria in Vaticano, il broker molisano sarebbe indagato dal febbraio 2022 dalla procura di Milano. Secondo quanto riporta l’Adnkronos, l’indagine sarebbe per una “presunta truffa da un miliardo di euro su operazioni di cartolarizzazione di crediti sanitari, inoltre è stato coinvolto nella vicenda Aedas attiva nel settore immobiliare”. Le accuse a lui contestate sarebbero di manipolazione del mercato, false comunicazioni sociali, ostacolo alla vigilanza della Consob e corruzione fra privati. L’avvocato Mario Zanchetti ha riferito all’Agi di non conoscere le ragioni del fermo del proprio cliente a Dubai.