Fin da quando True Detective ha fatto la sua prima apparizione, nel lontano 2014, si è imposta come una tra le serie più anticonvenzionali della tv. Non è solo una serie crime, ma parla anche di cultura, società e politica, fotografando con intensità i tempi che stiamo vivendo con tutte le loro contraddizioni. La prima stagione è stata fulminante. Impossibile dimenticare la storia e la prova attoriale di Matthew McConaughey e Woody Harrelson. Poi il progetto si è sgonfiato nel corso tempo, restando imbrigliato in storie di impatto ma che non hanno convinto fino in fondo. Ora, a 5 anni di distanza dall’ultima stagione di True Detective, la serie torna in tv e sulla HBO dal prossimo 15 gennaio con Night Country – in Italia è un’esclusiva di Sky e Now e sarà disponibile in contemporanea con gli Stati Uniti-. 8 nuovi episodi per un nuovo crime tutto al femminile che regala una svolta diversa allo show di Nic Pizzolato (che qui figura solo come produttore e non come sceneggiatore). Al netto delle aspettative, il nuovo intreccio narrativo convince e True Detective si conferma la serie migliore che arriva in tv nel primo mese del nuovo anno.
Un crimine sanguinoso sotto il cielo dell’Alaska
Cala la notte nella città di Ennis in Alaska. Una notte fredda, lugubre e insidiosa. Senza alcuna ragione apparente, sei uomini che lavorano e gestiscono la Tsalal Arctic Research Station svaniscono senza lasciare traccia. Sulla scena del crimine arrivano la detective Liz Danvers – interpretata da una convincente Jodie Foster – e Evangeline Navarro – con il volto di Kali Reis -. Le due donne, così diverse da loro, si trovano a dover sbrogliare il nodo alla matassa in un’indagine in cui niente è ciò che sembra. La città di Ennis nasconde un segreto, qualcosa di terrificante, e i dettagli di una storia torbida e malsana vengono rivelati passo dopo passo nello stesso modo in cui, sia Liz che Evangeline, sono costrette a fare i conti con i propri demoni e con il fatto di essere due donne che vivono in un mondo di soli uomini.
Non un semplice crime
La serie aveva bisogna di una svolta, di un cambio di rotta per cercare di (ri)trovare la purezza di una narrazione senza freni. Pur non riuscendo a superare la bellezza della prima stagione – forse non riuscirà mai a farlo –, la stagione 4 di True Detective si conferma un buon prodotto per la tv di oggi, originale e di grande impatto. Convince la scelta del cast e l’intenzione di raccontare una storia crime complessa e sfaccettata attraverso il volto di due donne molto diverse tra loro. Jodie Foster è metodica, è integerrima sul lavoro, non regala sconti a nessuno. Kali Reis, invece, è collerica, un vero maschiaccio, costretta a lavorare il doppio solo perché vive a contatto con un ambiente molto maschilista. Due volti e due personaggi distanti l’uno dall’altro che riescono comunque a trovare il modo di collaborare, nonostante le divergenze. Alle spalle c’è la città di Ennis, avvolta da un’oscurità soffocante e da un freddo gelido che fa da sfondo a un mistero in bilico fra horror, thriller e soprannaturale. True detective si evolve proprio in questo dettaglio. Resta un crime, con tutti i suoi annessi e connessi, ma indossa un vestito diverso che regala alla narrazione la svolta di cui aveva bisogno. Non è il capolavoro che ci si aspettava ma la nuova stagione convince per sotto tanti punti di vista. Racconta di paure nascoste e silenti, e di ciò che siamo costretti a fare per convivere con i nostri stessi demoni.