È stata scritta la parola fine sul caso di Tiziana Cantone, la trentunenne di Mugnano – provincia di Napoli – trovata morta il 13 settembre del 2016 dopo la diffusione su internet di video hot senza il suo consenso. Dopo l’accusa per istigazione al suicidio, il gip del Tribunale di Napoli Nord ha disposto l‘archiviazione del filone di indagine aperto contro ignoti per l’accusa di ipotesi di omicidio.
Il caso della giovane fu considerato sin da subito un suicidio per impiccagione. Tiziana Cantone fu trovata con un foulard al collo a sua volta annodato a una panchetta per l’attività ginnica. La famiglia della trentunenne non ha mai creduto all’ipotesi di suicidio: la madre Maria Teresa Giglio e i suoi legali hanno intrapreso una battaglia per investigare sul possibile omicidio e a seguito dell’opposizione contro l’archiviazione del procedimento, presentata dai difensori della donna, gli avvocati Gianluca Condrò ed Emiliano Iasevoli del Foro di Napoli e Stefano Marcialis del Foro di Cagliari, a febbraio 2023 il gip di Napoli Nord Raffaele Coppola ha disposto ulteriori indagini sulla morte della ragazza.
Entrando nel dettaglio dell’investigazione, gli inquirenti hanno verificato in maniera approfondita la compatibilità del foulard utilizzato dalla Cantone, l’attrezzo ginnico e la posizione del cadavere con un decesso per asfissia da impiccagione. Oggi è arrivata la risposta: non sono emersi elementi sufficienti a sostenere un’ipotesi diversa da quella del suicidio, da qui la decisione del giudice per le indagini preliminari di archiviare il filone aperto contro ignoti per l’accusa di omicidio. Ricordiamo che negli ultimi mesi è stato riesumato il cadavere della giovane, nuovamente sottoposto all’esame autoptico, e sono state effettuate ulteriori verifiche sul foulard trovato avvolto attorno al collo.
Tiziana Cantone si tolse la vita al termine di un caso mediatico e giudiziario nato dalla diffusione di alcuni suoi video privati senza consenso. Sequenze virali tra meme e gag, persino magliette e gadget. Nonostante il tentativo di fare rimuovere i video dai siti internet a luci rosse, la giovane riuscì solamente a ottenere l’oscuramento dai principali motori di ricerca e social network. Provò inoltre a ottenere l’anonimato nella vita reale, cambiando vita, città e cognome, ma il 13 settembre del 2016 smise di lottare, scegliendo l’estremo gesto. Le indagini non hanno individuato il responsabile della diffusione dei contenuti hot in rete, il fidanzato dell’epoca è stato assolto da tutti i capi d’accusa.