Salvini: “Non mi candido, tanti in gamba”. E il centrodestra continua i lavori sulle Europee

Salvini: "Non mi candido, tanti in gamba". E il centrodestra continua i lavori sulle Europee

Non mi candido alle elezioni europee“. Matteo Salvini ritorna a essere intervistato nella trasmissione Dritto e Rovescio, su Rete4, e conferma quello che aveva già annunciato a Quarta Repubblica tre giorni fa. “Faccio il ministro delle Infrastrutture, il segretario della Lega. Stiamo lavorando al Piano casa, dobbiamo sistemare le Motorizzazioni civili – sottolinea il leader della Lega –. La Lega ha tante uomini e donne in gamba, anche più di me per raccogliere la fiducia degli italiani che sono convinto ci sarà“. Nel programma in onda in prima serata il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti affronta poi altri temi. Si parla dei disordini scoppiati a Milano nella notte di Capodanno: “Io ho festeggiato 50 anni senza sparare e senza tirare sassate alla Polizia. Per fortuna” i ragazzi che a Capodanno a Milano hanno attaccato la Polizia “non rappresentano i nostri giovani“.

Salvini a una nuova udienza per Open Arms

Sul processo per il caso Open Arms per cui Salvini è imputato afferma che “se rischio la galera per aver difeso il mio Paese e per aver mantenuto la promessa che ho fatto agli italiani di fermare gli sbarchi di immigrati clandestini, bene“. Aggiungendo che all’udienza di domani esordirà dicendo: “Ho fatto quello che ho fatto e lo rifarei, perchè difendere il mio Paese era un mio dovere di ministro e di cittadino“. Entrerà nel Tribunale di Palermo a testa alta, perché “venire in Italia non può essere un servizio affidato agli scafisti e ai trafficanti di esseri umani“. C’è poi il tema delle polemiche del Partito Democratico su Acca Larentia: “Ritengo che Elly Schlein sia una persona perbene, una persona garbata, ma vive su un altro pianeta, perché fascismo e comunismo fortunatamente sono stati sconfitti dalla storia“. Il segretario leghista si dice “contro ogni tipo di regime, di dittatura, braccio teso e pugno chiuso secondo me sono morti e sepolti” quindi “lascio alla sinistra il dibattito sul fascismo e il comunismo che non mi appassiona“.

Il conduttore tv gli pone una domanda sul caso giudiziario delle Commesse Anas, che vede indagato il fidanzato della sua compagna: “Penso che Tommaso sia un ragazzo onesto. Prima di fidanzarmi con una ragazza straordinaria come Francesca, il suo babbo non mi stava simpatico, politicamente era lontano da me, ma avendolo conosciuto l’ho trovato persona perbene, colta, affettuosa“. Secondo il vicepremier se qualcuno sbaglia, paga. Ma “non mi piace che i processi non si svolgano in tribunale, spesso colpevoli e innocenti vengono decisi sui giornali o sui social“. Lo stesso discorso vale per Chiara Ferragni: “Non so quante volte Fedez mi ha attaccato e ha polemizzato, ma a me non piacciono quelli che infieriscono sulle persone nei momenti di difficoltà“. Ecco perché “la riforma della giustizia è fondamentale perché qualunque lavoratore se sbaglia paga, solo i giudici se sbagliano non pagano“. E dunque “un giudice se sbaglia deve pagare non ci possono essere caste impunite che decidono della vita delle persone“.

Gli incontri tra Meloni, Salvini e Tajani

L’ospitata da Del Debbio arriva al termine di una giornata durante la quale molti rumor volevano che il vicepresidente del Consiglio avesse partecipato questa mattina a un vertice a Palazzo Chigi insieme all’omologo Antonio Tajani e a Giorgia Meloni per discutere della scelta dei candidati governatori in vista delle imminenti elezioni regionali (in primis la Sardegna, dove il termine ultimo per presentare i nomi in lista è fissato per il 25 gennaio). Poi, la notizia di un successivo incontro, suggellato da un pranzo nella sede del governo.

Nonostante comunque le tante voci trapelate in merito, fonti di Palazzo Chigi nel pomeriggio hanno tuttavia precisato che il vertice di questa mattina era in realtà una riunione allargata sul dossier migranti per fare il punto dopo la ripartenza: erano sì presenti i tre leader di partito, ma insieme a loro c’erano al tavolo anche altri big del governo, quali il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, e il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. “Oggi non c’è stato nessun pranzo“, ribadisce Tajani per Forza Italia. Anche all’interno della Lega viene categoricamente smentito il motivo per il quale il vertice a Palazzo Chigi: niente tema amministrative, anche se fonti del Carroccio confermano “ottimismo” a tal proposito e si dicono sicuri “che il centrodestra troverà un accordo, come sempre avvenuto e come già sottolineato da Salvini“.

La proposta sul terzo mandato per i governatori

A proposito di elezioni regionali, oggi la Lega ha chiesto di approvare una norma che consenta ai presidenti delle regioni di potere correre per un terzo mandato. La proposta di legge è a firma del deputato e segretario della Liga veneta, Alberto Stefani, che ha depositato la sua pdl a Montecitorio. Tutto questo servirà per potere “valorizzare il lavoro svolto dai governatori e lasciare ai cittadini la possibilità di scegliere liberamente da chi essere rappresentati, in linea con il sistema democratico che contraddistingue il nostro Paese“, spiega nella premessa ai due articoli il deputato. In sostanza si chiede la modifica all’articolo 2 della legge 2 luglio 2004, n. 165, comma 1, lettera f: in questo caso le parole “secondo mandato” verrebbero quindi sostituite dalle seguenti: “terzo mandato”.

Considerato che nessuno tra i presidenti delle Regioni che andranno al voto nel 2024 ha già raggiunto il limite dei due mandati, tutto questo significherebbe che i primissimi amministratori regionali (se naturalmente lo vorranno) a potere godere di questa “proroga” dei mandati al governo di una Regione sarebbero tra circa un anno e mezzo Stefano Bonaccini in Emilia-Romagna (di cui è presidente dal novembre 2014), Vincenzo De Luca in Campania, Michele Emiliano in Puglia e Luca Zaia in Veneto (tutti eletti per la prima volta nel giugno del 2015). Quest’ultimo, in realtà, già adesso sta guidando per la terza legislatura locale la propria terra di origine: la Regione Veneto aveva infatti recepito la norma nazionale all’interno della propria legge elettorale di competenza soltanto nel 2012, facendo così partire il conteggio ufficiale dei mandati “insuperabili” dal 2015 (non potendo essere un provvedimento retroattivo) e non dal 2010, anno in cui Zaia trionfò alle urne per la prima volta come governatore.

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