Il 2024 di Giorgia Meloni sarà soprattutto in chiave esterna. Giocato sulla scorta della presidenza italiana del G7 che si è aperta lo scorso primo gennaio e che avrà il suo apice con il summit dei capi di Stato e di governo dei sette grandi in programma dal 13 al 15 giugno a Borgo Egnazia, in Puglia. Ma che guarda soprattutto alle elezioni Europee del 6-9 giugno, passaggio decisivo per verificare concretamente – e con il voto proporzionale – il gradimento del governo e i rapporti di forza all’interno della maggioranza.
Un appuntamento che definirà i rapporti di forza tra Fdi, Lega e Forza Italia rispetto agli equilibri interni di coalizione, ma che sarà un passaggio centrale anche per capire come e quanto Meloni potrà muoversi nel successivo e decisivo step, quello della nomina dei presidenti di Consiglio e Commissione Ue. In un confronto che – visti i problemi in casa di Emmanuel Macron e Olaf Scholz – lascia immaginare a Palazzo Chigi che qualche margine di manovra potrebbe anche aprirsi. Non certo per un nuovo presidente della Commissione Ue nominato da una maggioranza Ppe-Ecr-Id, come continuano a sostenere con un pizzico di malafede alcuni esponenti di Fdi. Mentre la necessità di colmare il previsto calo di seggi dei liberali macroniani di Renew Europe potrebbe aprire le porte a un apporto più corposo di Ecr nella nomina del successore di Ursula von der Leyen.
Meloni ne è ben consapevole. E anche per questo ha aperto a un canale con il Rassemblement national di Marine Le Pen, che in Francia sta facendo la corsa su Macron in vista delle presidenziali 2025. Circostanza che non deve aver troppo entusiasmato l’inquilino dell’Eliso e, forse, è anche per questo che pare congelata la cena a Parigi che Meloni e Macron pensavano di fare a gennaio.
La premier italiana, però, non ha alcuna intenzione di trascurare il fronte esterno. Anzi. Nei prossimi mesi si muoverà soprattutto sul versante internazionale. Il 20 e 21 gennaio dovrebbe volare a Istanbul per una cena con il presidente della Turchia, Recep Erdogan, il cui posizionamento è centrale rispetto al conflitto tra Israele e Palestina. Poi, il primo febbraio, sarà a Bruxelles per il Consiglio Ue. A cui dovrebbe seguire, intorno al 5 febbraio, una visita a Tokyo per il passaggio di consegne tra Giappone e Italia sulla presidenza del G7. A Palazzo Chigi si lavora anche su una tappa a Monaco di Baviera per la conferenza sulla sicurezza del 16-18 febbraio e, sempre in chiave G7, Meloni ragiona su visite in Canada e Stati Uniti, due dei principali Paesi che aderiscono al forum a sette. Appuntamento cui la premier vuole dedicarsi a tempo pieno, tanto che nei prossimi giorni Palazzo Chigi potrebbe varare un provvedimento per garantire il restyling delle location (non solo la Puglia) che nel quest’anno ospiteranno i diversi incontri tematici del G7.