Al 31 dicembre 2023, l’ex Ilva ha messo a bilancio una produzione annuale di 3,167 milioni di tonnellate di acciaio. Un dato (anticipato tempo fa dal Giornale), appreso ora da fonti aziendali e decisamente al ribasso rispetto al target di quattro milioni indicato dall’ad Lucia Morselli e dal quale dovrà ripartire lo Stato che si avvia a una nuova gestione commissariale del polo siderurgico.
Un quadro complessissimo che prevede un commissariamento a tempo e poi l’ingresso di nuovi privati (Arvedi, Marcegaglia e Metinvest sono tutti alla finestra). E che oggi sarà delineato ai sindacati, convocati a Palazzo Chigi per il tardo pomeriggio, dopo l’audizione in Senato del ministro per il Made in Italy, Adolfo Urso. Sullo sfondo si sommano – ora dopo ora – una serie di ulteriori grane: una ambientale e l’altra relativa alla fornitura del gas.
In merito a quest’ultimo aspetto, il Tar della Lombardia (che aveva già concesso una sospensiva a novembre) avrebbe dovuto pronunciarsi ieri sul taglio alla fornitura per l’ex Ilva alla luce di bollette non pagate a Snam per 300 milioni. Secondo quanto si apprende, l’udienza si è svolta regolarmente ma il Tar non si è pronunciato nel merito. Si attende dunque a giorni la nuova udienza. Una leggera boccata di ossigeno che evita per il momento la chiusura dello stabilimento. In vista del commissariamento il rischio è però che questo credito vada parzialmente perso, diverso è invece il discorso della nuova fornitura di gas che dovrà in qualche modo essere garantita per non fermare gli impianti. Come se non bastasse, in un momento delicatissimo per la sopravvivenza dello stabilimento, improvvisamente l’inchiesta avviata mesi fa dai pubblici ministeri Mariano Buccoliero e Francesco Ciardo nei confronti dei gestori è tornata alla ribalta. Martedì 9 gennaio è andato in scena un blitz dei carabinieri del Noe di Lecce nello stabilimento ex Ilva di Taranto per acquisire documentazione riguardante i livelli emissivi di benzene. L’approfondimento investigativo riguarderebbe in particolare la zona cokeria e rispetto ai livelli di benzene (composto chimico ritenuto cancerogeno) nell’ambito di una inchiesta che ipotizza i reati di inquinamento ambientale e getto pericoloso di cose.
Nelle scorse settimane sono stati registrati dei picchi finiti all’attenzione di Arpa e Asl e poi della magistratura, anche se va chiarito che non risultano superati i valori soglia fissati dalla norma, di 5 microgrammi per metro cubo d’aria come media annuale. Tutto nasce, all’inizio del 2023, quando cittadini e ambientalisti presentarono un esposto e proprio a causa di questi fenomeni il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci firmò il 22 maggio scorso un’ordinanza di fermo dell’area a caldo. Dopo il ricorso di Acciaierie d’Italia e Ilva in amministrazione straordinaria la questione è finita all’attenzione del Tar di Lecce, che ha concesso la sospensiva e ha ulteriormente rinviato ogni determinazione in attesa del pronunciamento della Corte di Giustizia europea. Il blitz di martedì sembra dunque un ulteriore sgambetto alla sopravvivenza dell’azienda, già in bilico.