Acca Larentia, la Skorpion e i giri di mano tra commissari e Br

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Una storia nella storia. Un mistero nel mistero. La vicenda della Skorpion che sparò ad Acca Larentia il 7 gennaio del 1978 è infatti una delle più inquietanti di quegli anni, chiamati, non a caso, Anni di Piombo. Anni di violenza, di vite spezzate e di sogni infranti. Da una parte e dall’altra. Per i rossi e per i neri.

Per seguire il filo rosso sangue di questa pistola dobbiamo partire dalla città di Sanremo. L’anno? 1971. Jimmy Fontana, cantante, compositore e pure appassionato di armi, decide di acquistare una Skorpion. È il suo pallino. La tiene fino al 1977, anno in cui la vende. O forse no. Già, perché a partire da questo momento, le vicende della Skorpion sono avvolte da una fitta nebbia, come ci spiega Valerio Cutonilli, autore di Chi sparò ad Acca Larentia?: “Dopo l’omicidio di Aldo Moro, la Digos si mette a cercare tutte le Skorpion presenti in Italia. Secondo i periti, infatti, il presidente della Democrazia cristiana sarebbe stato ucciso da quest’arma”.

Le forze dell’ordine cominciano a raggiungere ogni possessore di Skorpion, l’arma preferita dai terroristi perché grazie a una piccola modifica poteva diventare una mitraglia micidiale. Arrivano così a Fontana. È ormai il 1979. Gli chiedono che fine abbia fatto la sua e lui non può far altro che dire che l’ha venduta. A chi? “A un commissario di polizia del Tuscolano, proprio dove c’era la sede di via Acca Larentia”, racconta Cutonilli. Che prosegue: “Questo commissario, Antonio Cetroli, in un primo momento nega di averla acquistata e, per un po’, i due si incolpano a vicenda. È chiaro che uno dei due mente”. Ma chi?

Mentre le forze dell’ordine indagano, la Skorpion usata ad Acca Larentia continua a fare morti. Nel 1985 ammazza il professor Ezio Tarantelli, economista di sinistra; nel 1986 è l’ex sindaco di Firenze, Lando Conti, ad essere ucciso; nel 1988 Roberto Ruffilli, senatore della Dc, a Forlì. Sarà l’ultimo. Poche settimane dopo, infatti, i carabinieri irrompono in un covo delle Br a Milano, dove trovano e sequestrano la Skorpion. I periti riescono a risalire al numero di matricola originario: è quello di Fontana. “A quel punto – prosegue Cutonilli – Fontana e Cetroli vengono richiamati in causa. Continuano a darsi la colpa a vicenda. Il cantante mantiene la versione ufficiale, mentre il commissario la cambia: ammette di aver conosciuto Fontana, di aver avuto un iniziale interesse per l’arma, ma di non averla mai acquistata. Non ci vedo complotti, ma mi chiedo come mai non si sia mai voluto comprendere chi tra Fontana e Cetroli abbia mentito. Anche perché uno dei due ha necessariamente mentito. E il bugiardo avrebbe dovuto spiegare come l’arma sia finita nelle mani dei terroristi. Non voglio riaprire i processi dopo 46 anni per scoprire chi sono i colpevoli, ma per dare una ricostruzione vera a quei fatti”.

Quella della Skorpion è una storia di sangue. Una storia di misteri. Una storia, alla fine, italiana. Forse troppo.

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