– È incredibile come nessun giornale, dico nessuno, si sia accorto che il pezzo di ieri di Repubblica, cui tutti sono andati dietro, era un ricacciare le stesse identiche mail del caso Ferragni di cui si era a conoscenza già da mesi. E su cui tutti avevano già scritto e riscritto. Alla faccia delle notizie fresche.
– Se sei un tifoso della Lazio e hai vissuto le annate del 2000 non puoi non avere almeno un santino di Sven Goran Eriksson in casa. Perché è l’allenatore di quel pazzo scudetto all’ultimo minuto, del gol di Calori (“ha segnato Calori, ha segnato Calori”), perché ha dato tutto a una piazza che per decenni non aveva avuto quasi nulla. Dunque sentire che Sven ha un cancro e gli resta da vivere meno di un anno, beh: lascia una tristezza nel cuore che difficilmente si può raccontare a chi non può capire. Fatti forza, mister.
– Leggo il pezzo di Repubblica sul padre di Giorgia e Arianna Meloni, che racconta dei “riflettori” di Report sul caso: pare che papà Meloni avesse dei rapporti con “l’uomo del boss Senese”, basandosi su una testimonianza – tutta da dimostrare – di un collaboratore di giustizia ed ex camorrista. Per evitare querele ovviamente sia Report che Repubblica ricordano come Giorgia e il padre non si parlano da quando lei ha 11 anni ma comunque sguazzano nella melma. La domanda è: cosa deve fare il premier più che dire di considerare il padre una cattiva persona? Perché insistere? Mettiamo pure che Francesco Meloni fosse un narcotrafficante di grido vicino alla mafia, cosa cambia? Nulla. Perché le colpe dei padri non ricadono sui figli. Soprattutto se non si parlano da 35 anni.
– L’indagine di Report in realtà parte da presunti “rapporti vischiosi” (e cioè?) tra “personaggi in odor di mafia” (solo in odore?) ed esponenti di FdI in Lombardia. Un tizio, secondo la procura di Milano, con prove tutte da dimostrare, avrebbe tentato di “costruire relazioni con la politica lombarda” di Fdi, in particolare Paola Frassinetti e Carlo Fidanza. Piccolo appunto, che ovviamente Repubblica seppellisce alla fine del pezzo, dove nessuno se ne renderà conto: i due esponenti Fdi “non sapevano” dei legami di questo tizio “con i clan”. E allora, di che parliamo?
– I vescovi africani sbattono la porta in faccia alla Fiducia Supplicans del braccio destro (o forse sinistro?) di Papa Bergoglio, Víctor Manuel Fernández. I prelati dell’Africa fanno marameo alle benedizioni delle coppie gay e irregolari (“contrarie alla volontà di Dio”), citano le Sacre Scritture che le considerano “un abominio” e si oppongono alla novità perché sono convinti che porterebbero a “potenziale confusione e scandalo” dentro la Chiesa. Quindi, ciccia. Il Tucho fa finta di nulla e tira dritto, ma la domanda è: se i vescovi polacchi, ucraini, ungheresi e africani considerano incomprensibile il ghirigoro vergato da Fernandez, siamo sicuri che il problema non sia chi l’ha scritto?
– Semplice la posizione delle Conferenze Episcopali africane: “Le persone con tendenze omosessuali devono essere trattate con rispetto e dignità”, ma viene ricordato loro “che le unioni omosessuali sono contrarie alla volontà di Dio e quindi non possono ricevere la benedizione della Chiesa”.
– Il messaggio del cardinale africano Fridolin Ambongo Besungu, presidente del Secam (Simposio delle conferenze episcopali di Africa e Madagascar), si conclude così: “Papa Francesco, ferocemente opposto ad ogni forma di colonizzazione culturale in Africa, benedice di cuore i popoli africani e li incoraggia a rimanere fedeli, come sempre, nella difesa dei valori cristiani”. Per “colonizzazione” s’intende da parte di chi: dell’ideologia Lgbt appoggiata da un pezzo di chiesa occidentale? Chiedo per un amico…
– I magistrati si lamentano per i test psicoattitudinali cui dovrebbero essere sottoposti e i giornali gli vanno dietro, non si capisce bene perché. Le valutazioni sono già d’obbligo per soldati, carabinieri, dipendenti dei ministeri. Perché non le toghe? E poi, per applicare un principio caro ai giustizialista di ogni ordine e grado: male non fare, paura non avere…
– Il centrodestra, secondo Rep, vorrebbe eliminare dagli atti dei procedimenti i nomi di chi non risulta indagato. Sarebbe norma sacrosanta. E proprio per evitare che il nome di qualche politico, malamente collegato all’inchiesta da un pm per chissà quale motivo, venga sputtanato dai giornali senza aver commesso alcunché.
– Al liceo Tasso di Roma, per 150 studenti che hanno occupato l’istituto la dirigenza ha proposto una sanzione di 10 giorni di sospensione (sacrosanta) e il 5 in condotta (mi pare il minimo). Le famiglie la ritengono troppo pesante, e questo la dice lunga sul nostro sistema educativo. Ma attenzione attenzione: anche il Pd è dalla loro parte, e parla di “repressione burocratica”. Michela Di Biase parla di “una scelta che non risponde ai valori di inclusività che dovrebbero essere alle basi delle istituzioni scolastiche”. Eh no, mia cara: risponde al principio educativo secondo cui i ragazzi che sbagliano vengono puniti. E se intendono occupare, liberi di farlo, ma se ne assumano le conseguenze.
– Paola Cortellesi avrà fatto un bellissimo film. Però mettere in mezzo i cartoni della Disney per l’ennesima polemica sterile su patriarcato e sessismo è davvero troppo anche per lei. Primo: Biancaneve è bella e non una cozza non perché il principe sia maschilista, ma per lo stesso motivo per cui le attrici e le modelle (e lo stesso dicasi per i maschietti) vengono scelti di bella presenza: perché “vendono” meglio. Secondo: il principe riconosce Cenerentola dalla scarpetta e non dalla faccia, non perché sia un puzzone sessista, ma perché altrimenti sarebbe stato un film poliziesco e non una fiaba. E terzo: Biancaneve non è “la colf” dei sette nani, ma solo una persona disperata e senza una casa a cui i nani danno ospitalità e lei, per ricambiare, li aiuta nelle faccende domestiche. Vi rendete conto, oppure no, che non c’è nulla di patriarcale, cattivo e stereotipato in banalissime fiabe con cui sono cresciuti fiori fiori di maschietti sani e rispettosi?