Nonostante le esplicite richieste di Joe Biden, che nei giorni scorsi aveva esortato il Congresso ad approvare nuovi aiuti da destinare all’Ucraina alla luce degli ultimi attacchi missilistici russi, alla fine gli Stati Uniti sono stati costretti, almeno per il momento, ad interrompere le forniture di armi e attrezzature militari a Kiev. La decisione di Washington è stata influenzata dalla mancanza di adeguati fondi di bilancio per adempiere tali programmi. La conferma definitiva è arrivata da parte del coordinatore per le comunicazioni strategiche del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, che nel corso di un briefing con i giornalisti ha ribadito la battuta d’arresto degli Usa. Il Congresso ha una settimana di tempo per negoziare eventuali nuovi aiuti all’Ucraina. Avrà quindi tempo fino al prossimo 19 gennaio per finalizzare il tutto, quando scatterebbe un primo parziale shutdown.
La decisione degli Usa
“È di fondamentale importanza che il Congresso degli Stati Uniti agisca in base a questa richiesta di sicurezza nazionale per ulteriori fondi di bilancio per l’Ucraina in modo da ricevere ulteriori finanziamenti“, ha affermato Kirby. “L’aiuto che abbiamo fornito è ormai giunto a una brusca battuta d’arresto“, ha sottolineato l’alto funzionario statunitense.
I repubblicani pochi giorni fa hanno bloccato l’approvazione dei nuovi fondi, pari a 61 miliardi di dollari, per l’Ucraina. Avrebbero dato il loro via libera soltanto a fronte di drastici cambiamenti in materia di immigrazione e asilo. E pensare che Biden in persona aveva ricordato l’essenzialità dell’aiuto americano e degli altri alleati per Kiev. “Il popolo americano può essere orgoglioso delle vite che ha aiutato a salvare e il sostegno che abbiamo dato all’Ucraina per la difesa del proprio popolo, la sua libertà e la sua indipendenza“, aveva spiegato il presidente. A quanto pare le sue richieste non sono state esaudite.
Lo scorso 27 dicembre, gli Usa avevano annunciano l’ultimo pacchetto di armi ed equipaggiamenti dell’anno per l’Ucraina. “La nostra assistenza è stata fondamentale per sostenere i nostri alleati ucraini mentre difendono il loro Paese e la loro libertà dall’aggressione della Russia“, aveva dichiarato nell’occasione il segretario di Stato Antony Blinken. Per la cronaca, il pacchetto prevedeva fino a 250 milioni di dollari in armi e attrezzature, comprese munizioni per la difesa aerea, altri componenti del sistema di difesa aerea, munizioni aggiuntive per sistemi missilistici di artiglieria ad alta mobilità, munizioni di artiglieria da 155 mm e 105 mm, munizioni anti-corazzate e oltre 15 milioni di colpi di munizioni.
Armi non rintracciate
Nel frattempo un rapporto del dipartimento della Difesa ha evidenziato come il Pentagono non sia riuscito a rintracciare correttamente più di 1 miliardo di dollari di armi fornite dagli Stati Uniti all’Ucraina. Questo, ha scritto il Financial Times, potrebbe alimentare le preoccupazioni sul fatto che le suddette armi possano essere state dirottate da Kiev in un momento in cui, come detto, il Congresso non sembrerebbe essere intenzionato ad inviare più aiuti militari al governo guidato da Volodyyr Zelensky.
Secondo i documenti, gli Usa non avrebbero monitorato una parte degli armamenti forniti agli ucraini da quando è scoppiato il conflitto. Le esportazioni coperte dal rapporto includono missili a spalla come Javelin e Stinger, droni switchblade o “kamikaze” e occhiali per la visione notturna. L’attrezzatura designata per il cosiddetto monitoraggio avanzato dell’uso finale, tra l’altro, copre solo una piccola parte degli oltre 44 miliardi di dollari di aiuti letali che gli Stati Uniti hanno consegnato all’Ucraina.