Bestiario, il Benedicigno

Bestiario, il Benedicigno

Il Benedicigno è un essere mitologico, un personaggio solitario che, a cavallo del suo stanco destriero, si reca da una chiesa di un villaggio all’altro coperto da un pastrano rosso come la mitra che gli copre il capo nascondendogli gli occhi tristi e misteriosi. Il Benedicigno si muove silenziosamente, prevalentemente con il favore delle tenebre, per evitare di farsi notare e creare scalpore. Entra nelle chiese dalla porta posteriore, quella della sacrestia. Quello del Benedicigno è un compito ingrato e arduo, proprio di colui che unisce l’esperienza ad una tecnica sofisticata e le rughe sul suo volto, segnate più dai chilometri che dall’età, lo testimoniano. Un lavoro duro, ma qualcuno deve pur farlo.

Il Benedicigno deve benedire le coppie omossessuali tra i dieci e quindici secondi. Non nove, non sedici, ma tra dieci e quindici maledetti secondi. Un secondo di meno o un secondo di più invaliderebbero la benedizione e questo non gli è concesso. “L’aspersorio più veloce del West” benedice nascosto in una cripta buia e infestata da ratti e pipistrelli, lontano da occhi indiscreti. Un luogo dimenticato da Dio stesso. L’eroe sacrificale pronuncia parole veloci e incomprensibili per evitare di inciampare, da una parte, in diciture sacrileghe, e dall’altra, per non offendere coloro che devono ricevere la benedizione. Il Benedicigno si produce in complicatissimi salti linguistici carpiati affinché la benedizione non assomigli ad una cerimonia, le parole ad una consacrazione, i gesti ad un rito. Il Benedicigno è il principe del Take Away della benedizione. Occorrono nervi freddi, mano ferma e mente lucida e al termine della benedizione, solo quando la coppia si è allontanata dalla cripta oscura, egli cade a terra emotivamente stremato.

E il dubbio sorge spontaneo: perché concedere una benedizione che non deve essere tale? Benedizioni che, come viene spiegato dagli stessi inventori, devono “distinguersi chiaramente dalle benedizioni liturgiche ritualizzate” e devono essere soprattutto “molto brevi”. “Benedizioni di pochi secondi senza Rituale e senza Benedizionale”! A questa stregua non basterebbe una pacca sulla spalla unita ad un “Fate i bravi se potete”? È quello che si chiede lo stesso Benedicigno e probabilmente le stesse coppie che forse non si sono mai fatte il cruccio di essere benedette se non per il piacere di aver piegato la Chiesa al loro riconoscimento.

La verità è che il Benedicigno è la vittima sacrificale offerto alle frange sinodali che credono che per riempire le chiese occorra modernizzarsi invece che annunciare Gesù Cristo. La storia del Benedicigno finisce come tutti i grandi classici. Eccolo che si allontana al tramonto stanco come il suo vecchio destriero e a chi gli domanda come si chiama, risponde con voce profonda: “Il mio nome è Nessuno”.

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