Mi chiamo Mario, risolvo problemi. Profilo bassissimo, rasoterra. Bocca chiusa, saldata con la fiamma ossidrica.
Smentite e dinieghi fatti filtrare qua e là, tanto per mantenere le giuste distanze, perché lui, raccontano, «non si presta a simili giochini». La solita postura, gelida e accattivante al tempo stesso, di chi non ha bisogno di cercare un impiego. «Ho un lavoro da svolgere», pare abbia detto ad alcuni amici, e infatti deve rilanciare la competitività della Ue come gli ha chiesto la von der Leyen, non uno scherzo, per cui, «fatemi finire». Ma insomma, basta poi evocarlo per suscitare entusiasmi e terremotare le cancellerie di mezzo mondo. «Draghi è uno dei principali candidati alla guida del Consiglio Europeo al posto del dimissionario Charles Michel», scrive sicuro il Financial Times. Il risiko è partito.
Super Mario fa spallucce, gira largo, sostanzialmente tace. «Non è interessato», riferiscono fonti vicine all’ex premier. «Non è in cerca di un ruolo di primo piano a Bruxelles», precisano nei suoi ambienti, il che potrebbe significare che, chissà, hai visto mai, di fronte a una proposta precisa… E secondo Nathalie Tocci, direttrice dell’Istituto Affari internazionali, «è improbabile che dica no se glielo si chiede seriamente, però non si farà strada a gomitate».
Lui dunque aspetta, e al momento sinceramente non appare appassionato al dibattito che si è aperto sul suo nome, anche perché le elezioni europee sono molto lontane. La scelta di Michel di abbandonare anzitempo il Consiglio per candidarsi all’Europarlamento ha agitato parecchio le acque, visto che per cinque mesi toccherebbe a Victor Orban guidare l’organismo che coordina i capi di governo dell’Unione. Da qui l’idea Draghi, l’uomo che ha salvato la moneta unica. Chi altri con la sua esperienza? Con il suo carisma?
Super Mario non muove un muscolo, ma certo non sta fermo. L’avevamo lasciato sul sagrato della chiesa di Sant’Ignazio, in una serata piena di simboli, seduto su un trono rosso e oro a presentare il libro di Aldo Cazzullo su Roma, «Quando eravamo i padroni del mondo». Lo ritroviamo oggi pomeriggio nella sede di Milano della Banca d’Italia per un incontro a porte chiuse con l’European round table for industry, un forum con sede a Bruxelles che riunisce amministratori delegati e presidenti di una sessantina tra le maggiori aziende del continente. Il vertice fa parte del lavoro preparatorio del rapporto sulla competitività Ue commissionato da Ursula. Tra gli invitati Rodolfo De Benedetti, Cir, Claudio Descalzi, Eni, Gianfelice Rocca, Rechint, il numero uno di Vodafone Jean-Francois van Boxmeer, il presidente di Siemens Jim Hagemann Snabe.
E venerdì a Bruxelles si terrà il primo seminario dei commissari europei del 2024. Sul tavolo, «le priorità dell’Unione» nel nuovo anno e, dato che si parlerà pure di competitività, è previsto un intervento anche di Draghi.
Prove generali? Se la rinuncia di Michel ha dato il via al valzer del totonomine, per il Financial Times «è comunque difficile prevedere la sequenza di accordi per occupare i posti di vertice della Ue». Dipende parecchio da come andranno le elezioni. Tra i candidati più o meno nascosti per il Consiglio figurano Pedro Sanchez e Matte Frederiksen, affiliati ai grandi gruppi parlamentari europei. Draghi invece sarebbe un profilo apartitico, il che può essere un vantaggio, visti il curriculum e la libertà di azione, ma anche un ostacolo. I tedeschi si allineerebbero alle sue posizioni nette sull’integrazione fiscale? E poi, quanti capi di governo accetterebbero di essere schiacciati da una personalità così forte? Le grandi manovre sono solo all’inizio.