In occasione di quello che sarebbe potuto essere il 56esimo compleanno di Emanuela Orlandi, la 15enne sparita nel nulla a Roma il 22 giugno del 1983, il fratello Pietro ha organizzato una manifestazione per tenere viva l’attenzione sulla vicenda in modo tale da arrivare finalmente alla verità dopo oltre 40 anni di mistero, di silenzi e di depistaggi. L’appuntamento è per sabato 13 gennaio in piazza Cavour.
“Ancora una volta, come ogni anno, sarà presente tanta gente comune”, spiega il fratello di Emanuela ai microfoni di Radio Cusano Campus. “persone che continuano a stupirmi, soprattutto quelle che verranno da fuori Roma”. L’obiettivo è quello di tenere alta la pressione sulle istituzioni e sul Vaticano affinché si faccia finalmente luce su uno dei casi di cronaca più oscuri del dopoguerra. “La manifestazione di sabato ovviamente servirà a spingere, per accelerare i tempi per la formazione della Commissione parlamentare d’inchiesta visto che purtroppo ancora non si è mosso praticamente nulla”, considera ancora Pietro.
“L’unica cosa positiva, da quanto ho saputo, è che il presidente della Camera Fontana ha inviato delle lettere ai capigruppo sollecitandoli ad accelerare i tempi, a inviare i nomi di chi dovrà far parte della stessa Commissione“, rivela Orlandi.“In tal senso, so che qualche partito lo ha già fatto prima di Natale, adesso mi auguro che faccia altrettanto il presidente del Senato La Russa”.
Il timore è che dietro questo attendismo ci possa essere in realtà l’interesse a spegnere il clamore mediatico sulla vicenda e ad ostacolare la riapertura del caso da parte di qualcuno che muove i fili da dietro le quinte. “La mia paura è sempre quella che qualcuno voglia rallentare i lavori della Commissione, per effetto di pressioni subite dall’esterno da parte di chi questa Commissione non la vuole”, spiega infatti Pietro, ovvero” il Vaticano in primis e tutti coloro che gli sono asserviti. Anche presso la Procura di Roma stanno lavorando su alcune cose”.
Verso la conclusione dell’intervista, il fratello di Emanuela lancia un appello a Papa Francesco, per il fatto che “lui sicuramente sa cosa è successo a mia sorella, come lo sapevano Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Bergoglio sa cosa è accaduto altrimenti non mi avrebbe detto ‘Emanuela sta in cielo, Emanuela è morta'”. Di recente il Pontefice aveva deciso di muoversi con più decisione, chiedendo “alla Procura vaticana di aprire finalmente un’inchiesta e invitando il Procuratore Alessandro Diddi a indagare a 360 gradi, senza fare sconti a nessuno”. La sua richiesta, tuttavia, pare non essere stata accolta con solerzia. “Non si è mosso nulla quindi se ci tiene veramente, il Pontefice alzi la voce perché il Vaticano non sta facendo quello che Papa Francesco ha chiesto. In realtà adesso secondo me la Procura vaticana sta indagando solo per trovare una verità di comodo”, conclude con amarezza Orlandi.