“Massima attenzione”. Ecco gli scambi di mail tra Balocco e team Ferragni

Sanzioni fino a 50 mila euro e stop all'attività: pronta la stretta col ddl Ferragni

Ormai è nota l’iscrizione di Chiara Ferragni, e di Alessandra Balocco, nel registro degli indagati per il caso del pandoro “Pink Christmas” per truffa aggravata da minorata difesa. L’influencer potrebbe essere ascoltata dal pm di Milano che segue il caso già nei prossimi giorni, comunque non prima che gli inquirenti studino le carte prodotte dalla Guardia di finanza. È stato proprio il primo rapporto steso dai baschi verdi, a seguito dell’acquisizione dei documenti da Balocco e dalle società di Ferragni, a far propendere la procura per l’iscrizione con l’accusa di truffa, a fronte di un iniziale orientamento verso la frode in commercio. Al centro dell’attenzione ci sono soprattutto i carteggi tra le società, le e-mail inviate da Balocco a Ferragni e viceversa. Parte di queste sono state riportate dall’Antitrust nelle motivazioni della sanzione.

La proposta di comunicato di Balocco

Le prime e-mail tra le parti risalgono al 2021, oltre un anno prima della partenza del progetto: una tempistica coerente con un’operazione commerciale di questo tipo. Il contratto risulta essere stato firmato a novembre ma i primi contatti sono avvenuti a settembre. In merito alla comunicazione dell’operazione, e allo spinoso nodo della beneficenza, Balocco in data 17 ottobre 2022 scrive al team Ferragni la seguente mail: “In allegato trovate la nostra proposta di comunicato stampa per annunciare alla stampa specializzata (adv – retail) il lancio del Pandoro Pink Christmas. ‘Lo storico brand piemontese Balocco, riconosciuto ed apprezzato nel mondo per l’eccellenza della sua offerta natalizia, presenta una novità esclusiva realizzata in collaborazione con Chiara Ferragni: il pandoro “#PinkChristmas”. […] Con questo prodotto Balocco e Chiara Ferragni sostengono la ricerca contro i tumori infantili, finanziando un percorso di ricerca promosso dall’Ospedale Regina Margherita di Torino, attraverso l’acquisto di un nuovo macchinario che permetterà di esplorare nuove strade per le cure terapeutiche dei bambini affetti da Osteosarcoma e Sarcoma di Ewing“.

Le modifiche apportate dal team Ferragni

Una comunicazione comunque fosca, perché lega il prodotto alla beneficenza, ma non fornisce dettagli maggiori in merito, non parlando di proventi delle vendite. Ma questa formulazione non piace al team di Ferragni, che in una mail di risposta rilancia la sua proposta: “Buongiorno. Ho rivisto il comunicato in qualche punto. Te lo rimando in allegato. […] ‘Lo storico brand piemontese Balocco, riconosciuto ed apprezzato nel mondo per l’eccellenza della sua offerta natalizia, presenta una novità esclusiva: il pandoro Chiara Ferragni, le cui vendite serviranno a finanziare un percorso di ricerca promosso dall’Ospedale Regina Margherita di Torino, attraverso l’acquisto di un nuovo macchinario che permetterà di esplorare nuove strade per le cure terapeutiche dei bambini affetti da Osteosarcoma e Sarcoma di Ewing“. Qui compare il collegamento tra vendite e beneficenza, inesistente, al centro dell’indagine per truffa. Ed è questa la versione che poi verrà confermata, diventando comunicato stampa ufficiale per il lancio del prodotto in quanto, come spiega l’Agcm, “risulta agli atti che Fenice, in forza delle previsioni del contratto con Balocco, ha potuto decidere il testo da essa proposto, così come in generale la linea editoriale e di comunicazione“.

Il malcontento di Balocco negli scambi di e-mail

Quindi, la formula comunicativa che ha legato la vendita dei pandori alla beneficenza come strumento per il reperimento dei fondi sarebbe frutto di una decisione presa nel quartier generale Ferragni. Anche perché, come si legge al punto 6.2 del contratto tra Fenice (società Ferragni) e Balocco, relativo alla strategia di comunicazione, “in caso le Parti, cooperando in buona fede, non riescano a raggiungere un accordo, la decisione di Fenice dovrà considerarsi come vincolante e prevalente“. Ma la decisione non è piaciuta negli uffici Balocco, come dimostra una mail alert interna del 14 novembre: “Massima attenzione all’attività benefica che ci espone a pubblicità ingannevole se correlata alle vendite […] Occorre spiegarglielo bene, meglio forse per telefono […]“. Dello stesso tenore è una mail, stavolta destinata all’esterno e, precisamente, alla società Tbs, in cui Balocco ribadisce il suo alert: “Per noi è molto importante sottolineare il sostegno al progetto benefico senza menzionare le vendite (in quanto si tratta di una donazione che non è legata all’andamento del prodotto sul mercato)“.

Risulta quindi evidente la volontà di Balocco di non voler inserire alcun collegamento alla beneficenza come attività dipendente dalle vendite del prodotto, proprio perché non sarebbe stata una comunicazione veritiera. Tanto più che in una mail interna tra gli attori Balocco coinvolti nell’operazione, uno dei dipendenti della società dolciaria rivolgendosi ai colleghi scriveva: “Mi verrebbe da rispondere [al team Ferragni]: In realtà le vendite servono per pagare il vs cachet esorbitante“. Un cachet che, va ricordato, si aggira attorno al milione di euro, a fronte dei 50mila euro che Balocco ha versato all’ospedale Regina Margherita di Torino.

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