Dalla Serie D alla MLS, dall`Arconatese all`Inter Miami. È l`incredibile storia di Yannick Bright, centrocampista classe 2001 diventato il primo italiano di sempre ad essere selezionato al SuperDraft della massima serie Usa, chiamato con la 15ª scelta proprio dal club di proprietà di Beckham. È iniziato tutto grazie a un provino organizzato a Milano dall`agenzia YesWeCollege: da lì sono arrivati una borsa di studio alla University of New Hampshire e quattro anni da protagonista al college, fino alla chiamata di Miami.
Primo italiano al SuperDraft Mls: cosa si prova in questi momenti?
«Ho seguito il draft in tv nella mia università, ho scoperto in diretta di essere stato selezionato da Miami: quando ho sentito chiamare il mio nome sono impazzito. Ho ricevuto molti messaggi di benvenuto, tra cui quello di Federico Higuain (fratello del Pipita e allenatore della seconda squadra del club). E due giorni fa il primo raduno».
In quattro anni dalla Serie D agli Usa: oltre ogni immaginazione.
«Ancora non ho realizzato completamente, ma ci sono una serie di coincidenze che mi fanno pensare che forse era destino che venissi scelto da Miami. Sono arrivato negli Stati Uniti nel 2020, lo stesso anno in cui il club ha esordito in Mls. E subito dopo il draft ho ricevuto una foto da un amico, che risaliva al mio primo Thanksgiving in America: indossavo una maglia di Miami, che avevo comprato qualche giorno prima dichiarando che sarei arrivato a vestirla in Mls. Ora eccomi qui: mi sembra ancora di sognare».
Messi, Suarez, Busquets? Come ci si presenta in uno spogliatoio del genere?
«Ne ho parlato anche con il mio agente: per quanto vorrei comportarmi da semplice fan di questi campionissimi, è importante mostrare la personalità. Ho già conosciuto tutti quanti, cercando di frenare l`emozione e di essere più professionale possibile. Ho parlato soprattutto con Busquets, che mi ha subito dato qualche consiglio prezioso».
Cosa ha convinto Miami a scegliere Yannick Bright?
«La fase di interdizione è il mio punto forte: mi esalto nei duelli fisici e lavoro molto sugli intercetti. Il mio stile di gioco assomiglia un po` a quello di Casemiro, ma adesso non vedo l`ora di imparare il mestiere da Busquets, uno dei grandi maestri del gioco».
Rimanendo in Italia, sarebbe stata possibile una scalata del genere?
«Quando giocavo in Serie D non ho mai avuto un agente, e credo che senza una figura di questo tipo che possa aprirti le porte giuste sia quasi impossibile anche solo riuscire ad arrivare tra i professionisti. Sono orgoglioso del mio percorso proprio per questo motivo, ottenendo questi risultati solo per merito mio. Ho attraversato momenti difficili, in cui ho pensato di smettere, come i nove mesi in tribuna. Ma non ho mai mollato e la chiamata di Miami mi ripaga di tutti i sacrifici fatti».