Ferragni accerchiata: altre tre procure indagano sul pandoro-gate

Ferragni accerchiata: altre tre procure indagano sul pandoro-gate

Tre nuove procure hanno aperto un fascicolo sul caso Balocco: Vicenza, Bergamo e Catania si uniscono a Milano, Cuneo, Prato e Trento. Anche le ultime 3 hanno avviato l’indagine con fascicolo a modello 45, ossia senza ipotesi di reato o di indagati. Come hanno già fatto anche Cuneo, Prato e Trento, anche Vicenza, Bergamo hanno trasmesso immediatamente gli atti alla procura di Milano, competente per il caso. Da Milano sono già state avviate le procedure di modifica del fascicolo, che ora è stato modificato con l’iscrizione del registro degli indagati di Chiara Ferragni e Alessandra Balocco, con l’accusa di truffa aggravata da minorata difesa.

Nella sede della procura milanese, il pm Eugenio Fusco porta avanti il lavoro di indagine e in queste ore ha convocato una riunione con i referenti della Guardia di finanza per stabilire un programma per l’interrogatorio dei teste. Alcune fonti della procura hanno riferito che in queste ore è in corso un ragionamento su quali siano i primi soggetti da convocare, nell’ottica di capire chi potrà chiarire la vicenda del pandoro “Pink Christmas”. Utili a questo punto saranno le e-mail scambiate tra influencer e membri della società, ora in mano agli inquirenti.

I magistrati devono anche capire quale sia eventualmente “l’ingiusto profitto” che è stato ottenuto dalla vendita e, quindi, il corrispondente “danno” agli acquirenti. I riflettori, sono puntati sulla campagna promozionale del pandoro, iniziata a novembre 2022 e proseguita per tutto il Natale 2022, fino a gennaio 2023, che prevedeva la vendita del prodotto brandizzato a un costo di circa 2.5 volte superiore rispetto al valore del prodotto standard. Stando a quanto emerso finora, però, i proventi di quella vendita sono stati tutti acquisiti da Balocco. L’azienda dolciaria ha versato nelle casse delle società di Ferragni un corrispettivo di oltre 1 milione di euro, come pattuito contrattualmente, per la spendita del brand dell’influencer sui pandori. Un pagamento che non dipendeva dalla vendita del pandoro, al pari dell’operazione benefica che ha portato 50mila euro nelle casse dell’ospedale Regina Margherita di Torino a maggio 2022, 6 mesi prima della partenza dell’operazione pandori.

L’influencer e la società dolciaria si sono dichiarate in totale buona fede subito dopo la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati ma la procura è arrivata all’accusa di truffa, dopo un primo orientamento verso la frode, dopo la relazione fornita dalla Guarida di Finanza che ha già studiato i carteggi tra le società coinvolte e i contratti sottoscritti.

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