L’Ecuador è sull’orlo del baratro, travolto da una spirale di violenza culminata, il 9 gennaio, in una giornata di ordinaria follia con attacchi simultanei di gruppi armati in centri commerciali, uffici e persino in una stazione televisiva durante una trasmissione in diretta. Guayaquil, seconda città del Paese, coincide con l’epicentro del braccio di ferro tra le forze dell’ordine e i commando legati alla criminalità organizzata, che le autorità non hanno esitato a definire “terroristi“. La guerra interna è sfociata in un caos senza precedenti in seguito all’evasione domenica scorsa di Adolfo Macias, detto “Fito“, leader della banda criminale Los Choneros, e allo scoppio di disordini in sei centri penitenziari del Paese. Chi è e che cosa sappiamo del narcotrafficante che sta tenendo in scacco una nazione intera?
Il criminale più ricercato dell’Ecuador
Adolfo Macías Villamar, meglio conosciuto come “Fito”, è il leader dei Los Choneros, una potente banda che si ritiene essere responsabile di alcune delle rivolte carcerarie mortali avvenute negli ultimi mesi in tutto l’Ecuador. Era detenuto nell’ala di massima sicurezza della prigione La Regional, a Guayaquil, un complesso che ospita un totale di cinque penitenziari e più di 12.000 detenuti. La polizia ha spiegato di aver notato la sua assenza domenica mattina presto e di non essere riuscita a trovarlo.
Adesso il signore della droga è il criminale più ricercato del Paese. Lo stesso che, con la sua fuga, ha costretto il presidente Daniel Noboa a denunciare l’esistenza di un “conflitto armato interno” nel Paese, ordinare alle Forze Armate di considerare i gruppi paramilitari e le gang legate ai narcos come “obiettivo militare“, e a decretare lo stato di emergenza e il coprifuoco per sessanta giorni.
Di Fito sappiamo pochissimo. Lo scorso agosto era è stato trasferito per un breve periodo a La Roca, un carcere più piccolo dello stesso complesso La Regional, considerato più sicuro a causa del minor numero di detenuti. C’erano voluti migliaia di soldati per spostarlo ma, dopo appena un mese, l’avvocato del condannato ha presentato e vinto il ricorso contro la decisione di trasferire il proprio assistito. Fito è così stato riportato di nuovo a La Regional, il luogo dove ha trascorso gran parte dei suoi ultimi 12 anni.
Nel 2013, lui e altri 17 detenuti erano evasi da La Roca e sono fuggiti in barca sul fiume Daule, che confina con il complesso. Il fuggitivo è stato catturato insieme a suo fratello, un membro dei Los Choneros, quattro mesi dopo a casa della madre nella città di Manta.
Tra crimini e prigione
Da allora Fito, umile passato di tassista e classificato dal governo come un “criminale con caratteristiche estremamente pericolose“, ha trascorso i suoi giorni in prigione. Anche se la sua detenzione è sempre stata piuttosto sui generis, paragonabile a quella di Pablo Escobar in Colombia negli anni ’90. Circolano infatti video che mostrano festeggiamenti all’interno del carcere con musicisti e spettacoli pirotecnici, ma anche un narcocorrido in suo onore in un patio, interpretato da un mariachi e da sua figlia, che si presenta come la regina Michelle. Nella registrazione appare mentre saluta, ride e accarezza un gallo da combattimento.
L’ascesa di Fito al vertice della banda, composta da circa 8.000 persone, è stata resa possibile dalle morti, in rapida successione, dei suoi predecessori. Ha in seguito assunto il comando dell’organizzazione nel 2020, dopo l’uccisione dei suoi sodali Jorge Luis Zambrano e Junior Roldan. Fito si è addirittura laureato in giurisprudenza in carcere, dove stava scontando una pena di 34 anni per i reati di possesso di armi, traffico di droga, criminalità organizzata e omicidio. La sua ascesa alla guida della gang è stata accompagnata dalla frammentazione del gruppo, che fino alla morte di Zambrano aveva riunito buona parte delle organizzazioni minori.
Da parte sua Fito è accusato di essere il mandante dell’assassinio del candidato alla presidenza Fernando Villavicencio, ucciso a colpi a colpi di arma da fuoco in agosto da un sicario colombiano. Non è stato condannato Fito per quel crimine, ma il governo dell’allora presidente Guillermo Lasso (2021-2023) ha ordinato il suo trasferimento in un carcere di massima sicurezza, in una spettacolare operazione delle forze dell’ordine che ha scatenato le proteste dei detenuti. Ma dopo poco, grazie a una serie di cavilli legali, come detto Fito è tornato nel suo feudo, la prigione regionale di Guayaquil. Prima di sparire nel nulla.