Il pandoro-gate e l’inchiesta penale rischiano di intaccare la macchina da soldi targata Chiara Ferragni. Lo scandalo potrebbe avere effetti devastanti per il business di famiglia e quasi certamente l’influencer può mettere in un cassetto il desiderio di raggiungere 100 milioni di fatturato nel 2024. Sia chiaro, l’imprenditrice digitale e Fedez non resteranno sul lastrico, al massimo ci sarà una contrazione dei ricavi, basti pensare ai contratti saltati con Safilo e Coca Cola. Ma a quanto ammonta l’impero della Ferragni?
Come evidenziato dal Corriere, l’influencer può tirare un sospiro di sollievo: il gruppo di società imperniato sulla Sisterhood è finanziariamente solido e può fronteggiare la tempesta scatenata dal pandoro-gate. La holding ha un fatturato da 4,5 milioni con 2,4 milioni di utile e sotto l’ombrello ricade anche una società con la madre allo 0,1 per cento, ossia la Ferragni Enterprises, che è la proprietaria del superattico dei Ferragnez a Citylife dal valore di oltre 10 milioni di euro. A differenza della villa sul Lago di Como, Fedez non ha quote dell’immobile da 27 vani con piscina, sala cinema e palestra privata dotata di angolo pilates.
Entrando nel dettaglio delle cifre dell’impero Ferragni, TBS Crew (la società multata per l’affaire Balocco) ha realizzato 14,5 milioni di ricavi e 5,1 milioni di utile. Controllata al 32,5 per cento dall’imprenditrice digitale, Fenice ha segnato 15,6 milioni di fatturato e 3,5 milioni di utile. Ricordiamo che Fenice è stata valutata 75 milioni di euro non meno di sei mesi fa e ha un ruolo centrale, rappresentando il business legato alle licenze del marchio, dall’abbigliamento ai gioielli e ai profumi. In altri termini, il valore di tutto il gruppo si attesta attorno ai 100 milioni di euro.
L’incredibile bufera di questi giorni è un grave danno per la Ferragni, perché colpisce la sua immagine e la sua reputazione. Reso in altri termini, colpisce le sue entrate. I grandi gruppi quotati in Borsa – basti pensare alla già citata Coca Cola – non possono correre il rischio di associare prodotti a testimonial caduti “in disgrazia”. Negli ultimi anni diversi marchi hanno puntato su di lei: da Aeffe a Monnalisa, realtà che presto potrebbero sfilarsi dagli accordi. Solitamente sono previste delle clausole contrattuali che vincolano l’intesa alla buona condotta dei contraenti, come testimoniato del resto dalla mossa di Safilo. Il crollo di follower non rappresenta dunque la principale problematica per la paladina della sinistra.