“La Zanzara” diventa maggiorenne: tutte le curiosità di un programma cult

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Tanti auguri di buon compleanno, Zanzara. Uno dei programmi radiofonici italiani più di successo – e sicuramente il più politicamente scorretto – compie infatti oggi diciotto anni. È sostanzialmente impossibile riassumere le vicende di un quasi ventennio di polemiche, dibattiti, scherzi, attacchi, analisi non convenzionali, scontri feroci per una trasmissione che (sia che la si ami sia che la si odi) è ormai entrata nell’immaginario collettivo, riuscendo ad attrarre trasversalmente diverse generazioni e opposti orientamenti politici. Adesso che ha ufficialmente raggiunto la maggiore età, chissà che cosa potrà inventarsi di nuovo. Fatto sta che tante sono le curiosità da ripercorrere in questa vivace storia radiofonica: le riassumiamo in dieci punti.

L’inizio in punta di piedi

Nell’ottobre 2005 l’allora direttore di Radio 24, Giancarlo Santalmassi, chiede a Giuseppe Cruciani di inventarsi un nuovo programma che andasse in qualche modo a contrastare una trasmissione storica come “Zapping”, invenzione radiofonica proprio di Santalmassi. Tuttavia quest’ultimo comunque decide di concedere libertà assoluta a Cruciani, il quale scelse il nome del nuovo programma ispirandosi al titolo dell’omonimo giornale studentesco del Liceo Parini di Milano, il quale nel 1966 (anno di nascita dello stesso Cruciani) fu protagonista di un processo per stampa oscena e corruzione di minorenni, per un’inchiesta sulla sessualità nella quale erano state intervistate delle studentesse minorenni. La trasmissione debutta il 9 gennaio 2006, in piena campagna elettorale per le elezioni politiche in Italia. Dovranno passare però diversi anni prima che “La Zanzara” assuma una precisa identità radiofonica.

Le canzoni della sigla

All’inizio i toni della conduzioni non sono per niente accesi, anni luce dallo stile attuale. Dalla puntata di esordio ai primissimi anni Dieci, infatti, Cruciani ha un eloquio a dir poco “istituzionale” nel commentare i fatti della giornata, seppur si possano già scorgere i toni ironici e polemici. Ma, nel complesso, l’andamento generale di quella prima fase della trasmissione è piuttosto compassata (abbastanza tipica per un programma in onda su Radio 24), tra analisi sostanzialmente equilibrate degli eventi politici più importanti e interventi moderati dei radioascoltatori, senza praticamente sentire una sola parolaccia per tutte le due ore abbondanti di ogni singola puntata. Molto illuminante, sotto questo aspetto, anche la scelta della sigla: bisognerà aspettare infatti il 2013 prima di potere ascoltare la celebre “Tutto il resto è noia” di Franco Califano. Fino ad allora andava invece molto in voga pezzo musicale classico chiamato “Il volo del calabrone“.

I conduttori (anche sorprendenti)

Giuseppe Cruciani e David Parenzo, certo, sono senza alcun dubbio alcuno le due colonne portanti storiche di questo format che ha imperversato in tutta Italia. Dal lunedì al venerdì, dalle ore 18.30 alle 20.50, la coppia ha collaudato un’affinità totale che ha determinato il successo del programma grazie soprattutto alla loro opposta visione globale della politica e della società in generale. Però, a essere precisi, i due non sono stati gli unici due presentatori de “La Zanzara”. Andando a scorrere la lista degli speaker radiofonici che si sono alternati alla conduzione – specialmente in estate e nei primissimi anni – si scoprono delle curiosità molto interessanti: oltre ad Alberto Gottardo, presente come terza “scomoda” voce tra il settembre 2018 e il novembre 2021, ci sono stati anche il giornalista Luca Telese, due volti noti di Radio 24 come Alessandro Milan e da Alessio Maurizi e (udite udite) Corrado Formigli (estate 2006 e 2008). Chi l’avrebbe mai detto, per uno che nel 2024 di certo non si può etichettare come un “zanzariano” doc.

La svolta della Zanzara

Quand’è che “La Zanzara” cambia radicalmente aspetto e comincia a trasformarsi nel prodotto che noi tutti conosciamo adesso? È il 26 settembre 2013, quando Guido Barilla rilascia quella che doveva essere una normalissima intervista con Cruciani e Parenzo. Il presidente del gruppo commenta una frase di Laura Boldrini che si scandalizzava del fatto che negli spot della Mulino Bianco ci fosse sempre una donna a servire la colazione al marito e ai figli. Cruciani coglie la palla al balzo e chiede se farebbe una pubblicità con una famiglia gay: “No, non lo faremo. Noi abbiamo una cultura vagamente differente. Per noi il concetto di famiglia sacrale rimane uno dei valori fondamentali dell’azienda. La nostra è una famiglia tradizionale“. Apriti cielo. L’azienda fu travolta dalle polemiche ed ebbe anche un pesante contraccolpo economico e d’immagine soprattutto negli Stati Uniti. Su questo aneddoto il conduttore e fondatore della Zanzara dichiarerà anni dopo: “Da quel momento in poi tutti quanti hanno visto ‘La Zanzara’ come il male assoluto e andare là poteva provocare anche il crollo dell’azienda“. È la svolta.

Nessuna censura

In un contesto dove già la trasmissione aveva vissuto un’importante fase di alleggerimento dal punto di vista del linguaggio e dei contenuti, nel programma prende sempre più piede il turpiloquio, gli insulti tra ascoltatori e conduttori senza tagli o censure e le battaglie per non reprimere quei termini che – oggi come oggi nell’ambiente del politicamente corretto – non si possono più utilizzare: quali ne*ro, fr*cio, tr*ia. Gli argomenti che poi si affrontano quotidianamente vanno ben oltre a quell’attualità politica-parlamentare che aveva caratterizzato la fine degli anni zero all’interno della stessa emittente. Giuseppe Cruciani, giusto per fare un esempio recente, è colui che per primo ha sdoganato nel mainstream il fenomeno sul web di OnlyFans; per la rabbia mai sopita di David Parenzo che mal sopporta di affrontare in diretta degli argomenti del genere, detti anche “Le grandi inchieste della Zanzara” o “Il Paese reale”.

I mitici personaggi

Mauro da Mantova, Donato da Varese, Tony da Milano, Anna da Roma, il Demone Scimmia, e poi, ancora più recentemente, il Brasiliano, Enzo Spatalino, Nevio lo Stirato, Filippo Champagne sono ormai diventati dei personaggi cult de “La Zanzara” e oramai frequentano assiduamente gli studi di Milano e di Roma di Radio 24. C’è stato e ci sarà sempre di tutto da Cruciani e Parenzo. Forse, però, la “migliore” definizione della comunità di ospiti e ascoltatori interventisti la diede Luigi Manconi: “Tra gli ascoltatori, una percentuale che non so stimare, ma che è altissima tra chi telefona in diretta, è costituita da necrofili, coppie scambiste, neo-nazisti e vetero-nazisti, erotomani, fascisti e comunisti reazionari, filoputiniani e antisemiti, satanisti e no vax infoiati, pornografi e baciapile e camionisti truculenti, gente che parla con gli Ufo, con le viscere degli abbacchi, con lo Spirito Santo, che prevede i terremoti e che annuncia l’Apocalisse. Non si tratta, grazie al cielo, di un campione rappresentativo degli italiani, ma solo di una istantanea, pur esemplare, di qualcosa che cova nelle pieghe più oscure del nostro Paese“.

Gli storici nemici

Una trasmissione così divisiva, oltre ai fan, non poteva che scatenare anche acerrimi nemici. Oltre agli animalisti radicali e ai radical-chic di sinistra che non hanno mai nascosto antipatie per il programma (Gad Lerner affermò che il programma incitava all’odio razziale), probabilmente per Cruciani gli avversari che gli hanno creato più difficoltà – o comunque intralciato più volte il percorso de “La Zanzara” – sono stati (e lo sono ancora adesso) sostanzialmente due: Sebastiano Barisoni e il traffico. Il primo è il vicedirettore esecutivo di Radio 24 che conduce il programma che precede la messa in onda della coppia Cruciani-Parenzo e a lui molto spesso viene contestato apertamente il fatto di cedere la linea molto più tardi rispetto al previsto, mentre il secondo elemento riguarda le interruzioni programmate per dare conto della situazione autostradale in quel momento. Un giorno Giuseppe Cruciani si adirò ferocemente con entrambi, definendoli “i due Armageddon della Zanzara“. “Oggi si è tenuto il funerale dei tempi radiofonici, la trasmissione che ci precede ha la specialità di sgarrare nei tempi“. Aggiungendo poi: “Ho sentito poco fa parlare della complanare Teramo mare, porca la grande putt*na! Lo volete capire o no che ci sta il fottutissimo cellulare e alle 18.45 quello che accade sulla Teramo mare non frega un un ca**o a nessuno!“.

Scoop esclusivi

Oltre a Barilla, prima che tutti gli esponenti politici si accorgessero che rilasciare una “semplice” intervista pubblica a “La Zanzara” potesse sentenziare la loro condanna morale, in molti sono caduti nelle trappole del duo Cruciani-Parenzo. Uno dei casi mediatici più clamorosi coinvolse l’allora parlamentare del Movimento Cinque Stelle Michele Giarrusso che, incalzato dai conduttori, dichiarò nel 2015: “Se non fosse una situazione tragica ci sarebbe da ridere. Renzi va in vacanza con un Falcon da 9mila euro all’ora e attacca gli impiegati pubblici. E poi cerca di salvare il suo complice Berlusconi. Sarebbe da impiccare veramente, la gente è molto arrabbiata“. I due chiedono conferma del suo delirio e lui ribadisce: “Avete presente la cosa che si fa su un albero, attaccando la corda? Ecco quella. Questo succederà quando la gente si arrabbierà davvero“. Scivoloni coinvolsero anche Antonio Razzi, per via di un elogio a Benito Mussolini, e l’ex portavoce di Giorgio Napolitano, Pasquale Cascella, che rivelò che il secondo mandato del Presidente della Repubblica sarebbe durato pochissimo tempo.

Gli scherzi telefonici

Se queste furono le gaffe pubbliche, come dimenticare i tanti scherzi telefonici che hanno spesso terremotato anche le più importanti istituzioni italiane? Nel marzo 2013 l’allora “saggio” nominato da Napolitano, Valerio Onida, ammise a quella che lui credeva Margherita Hack, che l’introduzione di questa figura fosse solo un modo per guadagnare tempo e che fossero di fatto “inutile”; Onida dovette poi dimettersi. Il direttore del Tg1, Alberto Maccari, nel 2012 disse a un finto Umberto Bossi (interpretato da Parenzo) che il leader delle Lega è sempre stata “una persona squisita, me la ricorderò sempre, sappia di poter contare su un amico, sappia sempre questo”. Non sapendo di parlare con un imitatore di Nichi Vendola, Fabrizio Barca espresse molte opinioni personali negative su Matteo Renzi e sul governo che in quei giorni stava formando e del quale era in predicato di diventare ministro. Infine, l’ultima chicca nel 2020: il leader delle Sardine, Mattia Santori, ringraziò un imitatore di Papa Francesco che gli aveva espresso telefonicamente apprezzamento e lo aveva invitato a Santa Marta.

“Siamo al top”!

Da “Tutto il resto è noia. No, non ho detto gioia” di Califano a “Italiani!” di Totò/Antonio La Trippa – che si ripetono sempre rispettivamente all’inizio e alla fine di ogni singola puntata – tantissime sono diventate le espressioni gergali che hanno contribuito a far sì che “La Zanzara” diventasse cult. Si ricorda, per esempio, il mitico “Siamo al top!” che Cruciani esclama ogni volta che la trasmissione raggiunge una vetta artistica che coinvolge un ospite o un radioascoltatore, spesso accompagnata da “Aaamicooo miooo” o “Numero uno assoluto“. Dopo di che si passa al “Sei lento” rivolto a chi ci impiega troppo tempo a esprimere un’opinione, “All’attacco!” quando qualcuno constesta fortemente Parenzo, “Ce c’hai? Il vivavoce, l’auricolare?” per tutti quelli che si ostinano a fare infuriare il conduttore per il volume disturbato del telefono, “Mamma mia, allucinante…” oppure “Chiudiamo tutto, tiriamo giù la claire” di Parenzo quando non ne può più di certi personaggi, l'”Internèt” (con accento obbligatorio sulla seconda “e”), fino ad arrivare al motto conclusivo di ogni singolo episodio: “Voi ci dovete fare sbellicare, ché noi lavoriamo di brutto fino alle sette e mezza. Chi sente la Zanzara vuole sbellicarsi; io quando sono al casello di Carisio voglio ridere, ridere“.

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