La lezione di Suor Monia a Chiara Ferragni

“È crollato il modello Ferragnez”. La lezione di Suor Monia a Chiara Ferragni

Colpita e affondata. Sorella batte influencer. Suor Anna Monia Alfieri impartisce una lezione a Chiara Ferragni in meno di un minuto. Intervenuta a Quarta Repubblica, ospite di Nicola Porro, la religiosa delle Marcelline si è cucinata ben bene la moglie di Fedez, da ieri indagata dalla procura di Milano per il pandoro-gate con l’accusa di truffa aggravata dalla minorata difesa.

Il ragionamento di Suor Monia è chiaro. Per prima cosa occorre evitare il giustizialismo, perché il garantismo – che vale per tutti gli indagati – non può essere sacrificato sull’altare della caccia all’influencer. Il futuro delle aziende Ferragni, il suo aver “confuso” i consumatori e i presunti reati da contestare sono valutazioni da lasciare nelle mani dei magistrati. Senza affettare i tempi col tribunale mediatico. Diverso invece il giudizio sul “modello Ferragnez”, quello che secondo la religiosa sta “crollando” pian piano, giorno dopo giorno. Non c’è solo la fuga di follower (ormai consistente) o quella dei brand, che da Safilo a Coca Cola prendono le distanze, ma a venir oscurata è l’immagine di una famiglia “perfetta” che si era eretta a punto di riferimento delle nuove generazioni.

“Ho conosciuto Ferragni e Fedez in occasione della consegna dell’Ambrogino d’oro – ha raccontato Suor Monia a Porro – Ebbi chiaro che eravamo di fronte” a due opinion leader il cui paradigma era basato su “un moralismo esasperato che li portava a essere giudici non dei fatti ma delle persone”. I Ferragnez nel tempo hanno dispensato “giudizi senza sconti e senza rispetto verso ogni singolo politico, verso la Chiesa e verso personaggi della società civile”. Vi ricordate il caso (fake) dell’impossibilità di abortire nelle Marche? Oppure il sostegno al ddl Zan? O ancora, il predicozzo sulla libertà femminile a Sanremo? Ecco: “Questo modello che loro hanno generato gli si sta ritorcendo contro”, sentenzia Suor Sonia. E oggi non possono “gridare alla gogna mediatica e all’invidia sociale”, perché sono loro ad essersi proposti come prototipi cui ispirarsi nella vita. Se si sale così in alto bisogna prendersi oneri e onori.

Il punto è che per Suor Monia ai ragazzi oggi servirebbero “testimoni”, non “modelli” cui adeguarsi. Testimoni che sappiano fare la carità, come prescritto dal Vangelo, ma senza trasformarla in uno spot pubblicitario per se stessi. “Questo è un tema delicato e serio – ha detto la religiosa – Fare beneficenza significa dare qualcosa di proprio a chi è meno fortunato perché ti senti cittadino parte di una comunità a cui dare un contributo”. Per questo ogni opera caritatevole dovrebbe essere “coperta da un certo riserbo” e, di sicuro, andrebbe “tenuta distinta dal piano commerciale”. A chi sostiene che parlarne serve ad “innescare un circolo virtuoso” solidale, la religiosa risponde con garbo: “Se decidi di raccontarla” va bene, ma “non la ostenti con paternalismo e perbenismo” e comunque “deve essere trasparente e tu devi essere immacolata”. Chiara Ferragni, guarda e impara.

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