Il possesso della prima casa ha «salvato» gli italiani dall’aumento delle disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza. L’Italia, infatti, si colloca al di sotto della media Ue per concentrazione della ricchezza. L’indice di Gini (parametro di riferimento per l’omogeneità della ricchezza), misurato alla fine del 2022, si attesta a quota 0,71 sugli stessi livelli della Francia e dietro la Germania che appare «il Paese con il maggior grado di disuguaglianza in termini di ricchezza netta». È quanto si legge in un’analisi della Banca d’Italia sui conti distributivi della ricchezza delle famiglie nell’ambito delle statistiche elaborate dalla Bce.
Il divario rispetto al complesso dell’area riflette la più elevata quota di ricchezza netta detenuta in Italia dalle famiglie al di sotto della mediana (legata soprattutto al possesso di abitazioni). Lo studio ha evidenziato come «metà della ricchezza degli italiani (50,2%) sia rappresentata dalle abitazioni» e come «tale percentuale varia tuttavia fortemente in base alla ricchezza: le abitazioni rappresentano i tre quarti della ricchezza per le famiglie sotto la mediana, si attestano poco sotto il 70% per quelle della classe centrale mentre scendono a poco più di un terzo per quelle appartenenti alla classe più ricca». Nelle famiglie più povere i depositi sono l’unica componente rilevante di ricchezza finanziaria (17%).
Maggiormente diversificato è invece il portafoglio delle famiglie più ricche, per le quali quasi un terzo della ricchezza è rappresentato da capitale di rischio legato alla produzione (azioni, partecipazioni e attività reali destinate alla produzione) e un quinto da fondi comuni di investimento e polizze assicurative. Nel 2010 circa la metà del patrimonio abitativo era detenuta dalle famiglie della classe media; nel 2022 tale percentuale era scesa al 45%, soprattutto a vantaggio del decimo più ricco. La quota di abitazioni posseduta dalle famiglie sotto la mediana è rimasta stabile nel tempo attorno al 14 per cento. I depositi sono aumentati di circa il 40 per cento tra il 2010 e il 2022, soprattutto per le famiglie appartenenti al decimo più ricco, la cui quota è salita di sei punti percentuali, raggiungendo la metà del totale.
Insomma, il possesso della prima casa ha consentito agli italiani di resistere ai due shock finanziari degli anni ’10 e a quello da iperinflazione nel 2022. Ovviamente, questa resilienza ha comportato un prezzo da pagare. In primis, la ricchezza netta mediana (cioè il valore medio tra gli estremi della distribuzione) è sceso da circa 200mila a poco più di 150mila euro, mentre la quota di ricchezza posseduta dal 5% delle famiglie più ricche è passata dal 40% del 2010 al 46% del 2022.