Israele apre in Siria la nuova fase del conflitto in Medio Oriente

Truppe via da Siria e Iraq: il piano Usa per lasciare il Medio Oriente (e salvare Biden)

Israele annuncia l’inizio di una nuova fase della guerra contro Hamas, che passerà da operazioni di terra e aeree massicce ad una campagna più “leggera” e mirata affidata a piccoli gruppi di élite dell’Idf. Obiettivo: salvare gli ostaggi, trovare ed uccidere i terroristi e distruggere i tunnel costruiti dagli islamisti. Un segno che i nuovi piani delle forze militari dello Stato ebraico non si limiteranno però alla sola Striscia di Gaza arriva dal crescente numero di attacchi eseguiti da Tel Aviv contro camion, infrastrutture e uomini legati al regime iraniano in Siria. Strategia confermata anche dal ministro della Difesa israeliano. “Stiamo combattendo contro un Asse (della resistenza), non contro un nemico solo” dichiara Yoav Gallant ai giornalisti alludendo alla coalizione di organizzazioni filoiraniane che da Gaza, Libano, Iraq, Yemen e, appunto, Siria si oppone ad Israele e a Stati Uniti.

Che il Paese guidato col pugno di ferro dal presidente Bashar al-Assad sia in particolare nel mirino lo affermano diverse fonti consultate in queste ore dalla Reuters. Già in passato lo Stato ebraico aveva colpito obiettivi in Siria, dove da anni si muovono indisturbati i miliziani sciiti di Hezbollah, ma dopo il 7 ottobre le “regole del gioco” sarebbero cambiate. “Gli israeliani prima sparavano dei colpi vicino ai camion, davano il tempo agli autisti di fuggire e poi colpivano l’automezzo” spiega una fonte militare all’agenzia di stampa britannica aggiungendo che “adesso è diverso. Fanno ricorso a raid aerei più letali e frequenti per colpire il trasferimento di armi iraniane e di sistemi di difesa aerei in Siria. Attaccano chiunque direttamente e lo fanno per uccidere”.

In effetti Tel Aviv, a differenza del periodo precedente alla strage di Hamas, non sembra più temere ritorsioni da parte del regime degli ayatollah. In Siria negli ultimi tre mesi Israele ha ucciso 19 membri di Hezbollah, più del doppio dei morti registrati nei restanti mesi del 2023. Un numero per ora più contentuto rispetto agli oltre 130 miliziani uccisi dall’Idf in Libano. La nuova ondata di attacchi compiuti dallo Stato ebraico non si limita comunque ai membri del Partito di Dio ma investe persino le Guardie della rivoluzione, il potente corpo paramilitare iraniano anch’esso presente in territorio siriano.

Il messaggio che Israele intende trasmettere ad Assad è molto chiaro: “Stai permettendo ad Hezbollah e a Teheran di trasferire armi e di rafforzarti militarmente. Noi impediremo tutto ciò e ti ritroverai in una situazione difficile”, spiega un comandante militare. Inoltre, secondo indiscrezioni giornalistiche, il governo di Benjamin Netanyahu avrebbe fatto recapitare attraverso emissari degli Emirati Arabi Uniti una dura minaccia ai siriani mettendoli in guardia dallo scendere al fianco di Hamas. Non fatelo o sarà guerra aperta, il probabile contenuto del monito di Tel Aviv. Che, almeno sino ad ora, sembra aver raggiunto il proprio scopo.

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