Il serial killer della Riviera dei Cedri, questo il nome che gli era stato dato, torna a colpire, e lo fa a Tolè, frazione del comune di Vergato (Bologna). A finire nel mirino dell’assassino è un agricoltore di 65 anni, aggredito mentre stava lavorando nel cortile della propria abitazione. L’uomo si è salvato per miracolo.
La violenza improvvisa
L’allarme è stato dato lo scorso giovedì. Era ancora l’alba quando l’agricoltore, uscito di casa, stava cominciando a prendersi cura dei suoi animali e del suo orto. L’uomo è stato avvicinato da uno perfetto sconosciuto, che lo aveva raggiunto in bicicletta. Senza neppure avere il tempo di capire chi avesse davanti, il 65enne è stato aggredito. Dopo una violenta colluttazione, l’estraneo gli ha inferto due coltellate, dandosi poi alla fuga.
Rimasto tramortito a terra, il 65enne è riuscito a chiedere aiuto alla moglie, che ha allertato i soccorsi. Trasportato in ambulanza all’ospedale Maggiore di Bologna, l’agricoltore si è salvato per miracolo, perché i fendenti non erano letali. La sua pronta reazione all’attacco dello sconosciuto lo ha salvato. L’episodio è stato riferito ai carabinieri della Compagnia di Vergato, accorsi sul posto con i colleghi della Sezione Investigazioni Scientifiche di Bologna per indagare sull’accaduto. La vittima ha potuto fornire poche informazioni, perché l’uomo che lo aveva aggredito era incappucciato, ma ha collaborato in ogni modo.
Le ipotesi della rapina o del regolamento di conti sono state subito escluse, non essendoci elementi per sostenerle. Setacciando la zona intorno alla casa dell’agricoltore, i militari hanno però rinvenuto alcune tracce di sangue oltre a una catenella a cui era appeso un crocifisso. Esaminando quest’ultimo oggetto, gli inquirenti hanno trovato un pelo incastrato fra le maglie di metallo. Ulteriori accertamenti, uniti alle testimonianze fornite dalla gente del posto, hanno infine portato all’identificazione del responsabile.
Furia omicida dopo la libertà vigilata
I militari sono quindi arrivati al nome di Francesco Passalacqua, un personaggio forse sconosciuto in questi anni, ma che molto tempo fa fece parlare parecchio di sé. Nato a Scalea (Calabria), l’uomo venne poi soprannominato il serial killer della Riviera dei Cedri per i delitti di cui si rese responsabile. Negli anni ’90, Passalacqua uccise con freddezza quattro persone: un autista e tre agricoltori.
Stando alle cronache del tempo, l’assassino colpiva senza alcun movente. Agiva per il puro piacere di farlo e, placata la furia omicida, tornava alla sua vita, fino al prossimo bersaglio. Francesco Passalacqua fu condannato all’ergastolo, ma dopo oltre 20 anni trascorsi dietro le sbarre del carcere, ormai 55enne, ha ottenuto la libertà vigilata.
Passalacqua è stato così trasferito in una struttura per soggetti fragili della Valsamoggia, dove si trovava anche il fratello, deceduto alcuni anni fa. Il serial killer stava seguendo un percorso rieducativo e nessuno immaginava che la sete di sangue fosse ancora viva dentro di lui. Un errore gravissimo che avrebbe potuto portare a conseguenze devastanti. L’agricoltore di Tolè si è salvato solo grazie al suo coraggio e alla sua prontezza di riflessi.
A seguito dell’aggressione avvenuta lo scorso 4 gennaio, il 55enne è stato fermato con l’accusa di tentato omicidio, porto abusivo di armi e violazione di domicilio. In Calabria, dove è ancora ben presente il ricordo del killer della Riviera dei Cedri, ci si chiede come sia possibile che a Passalacqua fosse stata restituita la libertà. “Mi chiedo come sia possibile che un omicida venga lasciato libero di girovagare tra campagne, calanchi e abitazioni senza controllo. Serve una importante riflessione ora. Quando Passalacqua colpisce lo fa per uccidere e il pensionato bolognese è davvero fortunato ad essere vivo”, ha commentato al Resto del Carlino l’ex sindaco di Verbicaro Felice Spingola.