Cassiera addio

Cassiera addio

La vera notizia non è che un numero crescente di catene di grande distribuzione (tra queste Esselunga, Coop, Pam) sta aprendo o ha già aperto dei punti vendita senza cassieri, dei total self-service automatizzati, come Esselunga farà a Mind (ex area Expo, Milano) o come la Coop già fece nella stessa area, aprendo un «supermercato del futuro» dove le casse senza cassieri erano solo una novità tra altre. La sporadica assenza della rassicurante e felliniana cassiera (sì, ci sono anche i maschi) era un dettaglio che soprattutto i cosiddetti boomers – i nati nei due decenni dopo la Seconda guerra mondiale – avevano già notato in catene anche non alimentari come Decathlon o Ikea, e che la mente dei più, forse, aveva metabolizzato pur sempre con riluttanza, non credendoci sino in fondo, aggirando ogni volta la dinamica o incespicandovi come può fare un nonno con l’agenda del cellulare: si guarda, si chiede come si fa, si impara (in effetti è facilissimo) e ce ne si dimentica un istante dopo, pensando che del resto, in mattinata, c’era già stato da parlare con la voce elettronica del Bancomat, con quella della pompa di benzina, con quella del casello in tangenziale, con un’altra che al telefono ci aveva rimandato a una segreteria telefonica o a sempre nuovi interni da schiacciare, ma dietro i quali mai, proprio mai, si era rivelata un’agognata voce umana, magari dotata addirittura di orecchie che ascoltassero per davvero. La notizia, insomma, non pare questa: non è, ossia, che in tanti supermercati e centri commerciali succederà quello che stava già succedendo, ciò che pure ci lasciava comunque perplessi perché magari noi pensavamo noi boomers – che senza un controllo umano troppi furbastri avrebbero comunque rubato (in realtà le percentuali di taccheggio rimangono invariate) e insomma che no, la mitica e archetipica cassiera in carne e ossa non era seriamente in pericolo. E invece lo è, ma non è questa la notizia, e allora qual è? Forse è che, in futuro, per avere della semplice attenzione umana, bisognerà pagare, forse è che l’industria dell’attenzione umana, appunto, sarà portante o forse lo è già.

E non è solo, come detto, per via delle svariate voci elettroniche con cui passiamo intere giornate pur rimanendo soli, magari dopo aver fatto la spesa su Amazon e in attesa che ce la recapiti un drone (non è una battuta: i primi droni di Amazon, in Italia e in Inghilterra, voleranno a fine 2024) o non sarà neppure, ovvio, per questa annunciata estinzione delle casse umane con modalità, si dice adesso, «cashierless». E neppure per le considerazioni che ogni volta rispolverano «la popolazione che invecchia» e quindi il ruolo predominante del costoso moloch sanità. Una verità più modesta, che non è una notizia ma un più sfuggente trend, è che in questa società a crescita veloce sta crescendo veloce anche una necessità e un numero di «prestatori di attenzione» (umana) che accudiscano o aiutino o sorveglino i bambini, gli anziani, i depressi, gli ansiosi, persino molti adulti ordinari nel pieno delle forze, gente che però vuole più attenzione ed è disposta a pagare per averla: e la questione del sesso, beninteso, è un altro articolo.

Non mancano neanche gli studi sull’attenzione umana che riduce lo stress ormonale, o sui bambini che parimenti non dovrebbero passare interi pomeriggi in compagnia di un video anziché di un altro essere umano: ma in realtà vale per tutti, perché adrenalina e cortisolo restano sotto controllo quanta più gente ti gira attorno: altro articolo anche questo. Ci si limita a osservare che i moderni occidentali (italiani compresi) pare che non riescano a dare o a ricevere gratuitamente tutta l’attenzione che vorrebbero, perché manca tempo, e energia, e trasporto emotivo. Così, per avere, attenzione, per chi può permetterselo, si paga. Persino gli operatori dei call center sono preferiti alle voci elettroniche; i clienti migliori (dalle banche in giù) sono ormai coccolati «umanamente» dagli uffici marketing; se fioccano pure umanissimi «consulenti» per ogni cosa, dalla finanza ai viaggi, ai personal trainer, ai concierge che organizzano i vostri soggiorni e vi svegliano personalmente senza suonerie, se fioccano i personal shopper, i personal coach, tutta gente che ti ascolta e che ti parla (qualcosa) significa. In attesa di capirlo, i meno abbienti, restavano o restano certi vecchi edicolanti, negozianti, portieri, persino qualche cassiera di supermercato residualmente umana.

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