Primo passo per cancellare l’abuso d’ufficio: cosa è successo in Senato

Primo passo per cancellare l'abuso d’ufficio: cosa è successo in Senato

Addio all’abuso d’ufficio dal codice penale. Oggi il primo voto in commissione Giustizia al Senato: i partiti di maggioranza e Italia Viva hanno votato per eliminare il reato, contrari Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e alleanza Verdi-Sinistra. Concluso l’esame degli emendamenti all’articolo 1 del ddl Nordio, i lavori proseguiranno domani mattina alle 9.15 con il voto sugli emendamenti relativi all’articolo 2 del testo, che accende i riflettori sulla trascrizione delle intercettazioni a tutela del terzo estraneo al procedimento.

Cassata la proposta del partito di Elly Schlein di modificare il Testo unico degli enti locali del 2000 per separare le responsabilità dei sindaci da quelle dei dirigenti. Linea diversa da parte della Lega: il partito del vicepremier Matteo Salvini ha presentato un emendamento che rivede la legge Severino sull’incandidabilità e decadenza di parlamentari e amministratori condannati a due anni, eliminando l’obbligo di sospendere questi ultimi dopo la sentenza di primo grado.

L’abolizione del reato di abuso d’ufficio è stato uno dei primi interventi promessi dal governo Meloni, con l’appoggio dei sindaci di tutta Italia, sia di destra che di sinistra. Il 92-93 per cento delle inchieste finisce in archiviazioni, proscioglimenti e assoluzioni, il dato inquietante snocciolato dal viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto ai microfoni di Rai Radio Uno: “Vuol dire che il reato non svolge la funzione per cui è stato introdotto, conservando geneticamente un margine di incertezza intollerabile. Questo fa sì che si confonda molto spesso l’illecito amministrativo con quello penale, l’illegittimità con l’illiceità. Il difetto ipotizzato in una procedura viene scambiato molto spesso con indizi del reato di abuso: ciò implica che si inneschino inchieste che poi finiscono in una bolla di sapone ma che, nel frattempo, durano uno, due, tre anni”.

Bocciato dalla sinistra perché “lancia un segnale di abbassamento dell’impegno conto la corruzione e i reati contro la pubblica amministrazione”, il ddl Nordio con l’abuso d’ufficio trova l’appoggio dell’ormai ex Terzo Polo. Il renziano Scalfarotto ha votato a favore dell’abolizione del reato, mentre Enrico Costa di Azione ha parlato di abrogazione “sacrosanta”: “Ho raccolto 150 casi di sindaci di piccoli comuni colpiti da inchieste e processi per abuso d’ufficio e poi prosciolti o assolti. Ne ho fatto una pubblicazione: ‘chi abusa dell’abuso’. Basta leggerla per rendersi conto dell’evanescenza di questo reato. Ovviamente Pd e M5s hanno votato per il mantenimento del reato”. L’ex ministro per gli affari regionali ha evidenziato che da tutti i partiti si sono levate grida di dolore di fronte al proliferare di avvisi di garanzia ai sindaci, ricordando la percentuale pressochè invisibile di condanne in via definitiva e la marea di assoluzioni in appello o in Cassazione.

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