Una tragedia senza senso quella avvenuta sabato verso le 11 sul lago di Como, dove un un’auto con due persone a bordo è finita in acqua uccidendo l’uomo alla guida e la donna che era con lui. Senza senso perché fino a un attimo prima l’auto era ferma in una piazzaola del parcheggio di viale Geno, poi c’è stata un’accelerazione improvvisa che l’ha fatta precipitare nel lago dopo aver sfondato il parapetto.
Le vittime sono Morgan Algeri, 38 anni, residente a Brembate di Sopra, in provincia di Bergamo, e Tiziana Tozzo, 45 anni, impiegata, originaria di Cantù e mamma di un ragazzo di 14 anni. I due erano al loro primo appuntamento, ma non è ancora chiaro che tipo di relazione ci fosse tra loro. Sicuramente erano amici sui social ma di persona si conoscevano da poco. Il suv Mercedes era stato noleggiato da Algeri da qualche tempo. L’uomo era un pilota di aerei della Scuola Volo Caravaggio, amante delle immersioni, della boxe e dei viaggi in sella alla sua Harley Davidson, come documentato dai post sui social. Lei era amante del lago e orgogliosa di suo figlio, avuto da una precedente relazione. Non è chiaro cosa abbia determinato la tragedia. Al momento gli investigatori non escludono alcuna ipotesi, compresa quella del malore e del guasto alla vettura. Smentita invece quella del litigio tra i due nel parcheggio poco prima che l’auto sfondasse il parapetto, circolata nelle ore successive all’incidente. Sui due corpi non sarebbe emerso alcun segno di colluttazione e non avrebbe trovato conferme la testimonianza di una persona che avrebbe visto i due discutere in strada prima di risalire in macchina e prima che il mezzo partisse all’improvviso in avanti dalla piazzola del parcheggio. Tra l’altro sabato sera era freddo e c’era molto vento, quindi l’area di sosta in riva al lago, solitamente molto affollata, era deserta. Qualcuno però ha visto la vettura accelerare e dirigersi verso la ringhiera che delimita il parcheggio dal lago. Nonostante l’allarme sia scattato immediatamente e sul posto siano arrivati tantissimi mezzi di soccorso l’intervento di recupero si è rivelato complicato perché in quel punto l’acqua è profonda anche venti metri, seppure il punto non sia lontano dalla riva. I due non hanno avuto scampo, non sono riusciti a liberarsi e a riemergere dalle acque gelide del lago, né i soccorritori hanno avuto il tempo di raggiungerli per aiutarli. Quando sono arrivati i sommozzatori da Torino era già passato troppo tempo. I corpi, rimasti intrappolati nell’abitacolo, sono stati recuperati solo ieri mattina, mentre il veicolo, incastrato tra i tubi del gas che corrono sul fondale, è stato liberato più tardi con un’autogru. Adesso il suv è a disposizione degli inquirenti per le indagini che dovranno accertare il perché di quell’accelerazione improvvisa. Le salme sono state messe a disposizione dell’autorità giudiziaria e non è escluso che sul cadavere del conducente venga disposta l’autopsia per escludere eventualmente l’ipotesi del malore.