Addirittura un bavaglio bis. Un fazzoletto premuto sulla libertà d’informazione, in nome di una presunta verità. Repubblica lancia l’allarme, raccontando un progetto cui starebbe lavorando il presidente della commissione cultura della Camera Federico Mollicone e Fratelli d’Italia smentisce su tutta la linea: non c’è nessun divieto bis in arrivo. Anzi, per dirla tutta, siamo alla fake sulle fake. O, se si preferisce, alla fake al quadrato. Sì, perché il deputato ha parlato con il quotidiano diretto da Maurizio Molinari, esprimendo un desiderio che assomiglia a un sogno: un giornalismo meno sensazionalistico, più equilibrato, meno incline a sparare titoli ad effetto a tutti i costi. Spesso nel segno di una mobilitazione politica e ideologica. Ecco, filtra la speranza che si arrivi ad una riforma del Testo Unico sulla Radiotelevisione. Ma Repubblica va per la sua strada. E fa suonare le campane dell’indignazione: il partito della premier non si accontenterebbe di tagliare le unghie ai cronisti giudiziari e di proibire la pubblicazione delle ordinanze di custodia. No, dopo il bavaglio, ci sarebbe pure l’invenzione di un astruso marchingegno che certifichi per legge la veridicità delle notizie. Che vuol dire? «Se la collega Mennuni – afferma Mollicone nel dialogo con Repubblica – sostiene che la maternità deve tornare ad essere cool fra le giovani donne diventa un mostro, e se io spiego che i programmi dedicati ai minori devono essere visionati prima, mi si fa passare per un censore». Insomma, quello di Mollicone sembra essere uno sfogo in un ambiente in cui tutti tirano l’acqua al loro mulino. I giornali puntano al bersaglio grosso, i politici fanno sfoggio di vittimismo e qualche volta provano a disarmarli. Repubblica comunque impallina la proposta che non c’è.
Attacco preventivo, sull’onda della legge bavaglio che poi tanto bavaglio non è: le intercettazioni sono palestra del gossip più velenoso, strumento per regolare i conti dentro la politica, una forma contemporanea e feroce di gogna.
Ma questo è il bavaglio 1, qui saremmo già al 2: «L’ultima iniziativa di Fratelli d’Italia per provare a controllare l’informazione». Saremmo, quasi, dalle parti di una deriva autoritaria. Ma forse, parafrasando Mark Twain, si può dire che la notizia sia leggermente esagerata. «La notizia riportata oggi dal quotidiano la Repubblica, secondo la quale sarebbe allo studio una nuova legge bavaglio – si legge in una nota diffusa dal partito di Giorgia Meloni – è priva di fondamento. Non è allo studio alcuna proposta di legge di Fratelli d’Italia che intenda limitare la libertà di espressione o di stampa». «La libertà di stampa – aggiunge Mollicone – è sacra e continuerà ad esserlo. Il titolo e alcuni incisi non presenti nel testo originale della mia intervista inquietano». La fake sulle fake.
Il tema è incandescente: come arginare le falsità che circolano come scorie velenose.
Naturalmente, precisazioni e chiarimenti lasciano indifferente il tam tam di certa sinistra. «Non c’è alcun dubbio – tuona il leader dei Verdi Angelo Bonelli – la destra meloniana sta preparando la svolta autoritaria avendo come modello Orban». « Non siamo al Minculpop», replica Sandro Ruotolo del Pd. E Irene Manzi, sempre del Pd, aggiunge: «No a scorciatoie che portano nel burrone». Anche se poi indica come luogo di una possibile discussione la Commissione sul diritto alla Conoscenza del Consiglio d’Europa. Una mezza apertura.