Senza attendere le mosse di Giorgia Meloni, che ancora non ha deciso se candidarsi o meno alle elezioni europee, Matteo Salvini detta la linea. Almeno quella della Lega: il ministro e segretario non sarà in cima ai listini elettorali. “Io no, non mi candido”, dice a Quarta Repubblica, “resto a fare il mio lavoro”. Al suo posto, però, potrebbe esserci un altro volto noto che tanto ha fatto discutere in questi mesi: ovvero il generale Roberto Vannacci. A diretta domanda di Nicola Porro sulla possibile candidatura dell’autore del Mondo al contrario, il segretario del Carroccio spalanca una porta. Anzi: un portone. “A me piacerebbe – afferma – perché è un’altra vittima della sinistra radical chic contro le libertà”.
Ed è una notizia. Perché fino ad oggi il salto del generale dalla mimetica alla politica è sempre stata una mera ipotesi di scuola, mai confermata. Il diretto interessato assicura di voler continuare a fare il militare, nel suo nuovo ruolo di Capo di Stato maggiore del comando delle forze operative terrestri. E sono state già smentite trattative su un presunto risarcimento in caso di mancata elezione. Ma mai dire mai. E infatti Andrea Crippa, vicesegretario della Lega, va ribadendo da tempo che “le sue idee sono quelle” del Carroccio. Se ora pure Salvini apre, vuol dire forse qualcosa si sta davvero muovendo.
Vedremo. Prima di mettere in piedi le liste elettorali, intanto, il segretario della Lega deve affrontare altre grane. La prima arriva venerdì: Salvini sarà interrogato dai giudici sul caso Open Arms, dove è imputato per sequestro di persona. Il ministro ostenta sicurezza: “Mi sto rileggendo tutti gli atti, vado lì serenamente, penso di essere l’unico ministro in Ue che va a processo perché ha fatto il suo dovere”. Ma insomma, qualche preoccupazione c’è. Anche perché con “certa magistratura” non si può mai stare sereni, vedi il caso di Marcello Degni. “Dagli anni ’90, da Craxi, passando per Berlusconi, Renzi, che ci sia una parte di magistratura che vuole cambiare l’esito del voto degli italiani è evidente”, attacca il leghista che chiede una “riforma della giustizia urgente” per evitare che “ogni giorno tre italiani” vengano “arrestati ingiustamente”. “Rimandarla – è la stoccata agli alleati – è stato un errore”. Così come lo è stato rinviare “la pace fiscale” e “la pace edilizia”.
Salvini non dimentica, ovviamente, neppure il caso Verdini. Da giorni i quotidiani cavalcano l’indagine sul figlio di Denis per provare a tirar dentro pure il ministro delle Infrastrutture, che dell’altra figlia di Verdini è il compagno. “Gianluca Savoini e Luca Morisi sono stati prima sputtanati e poi archiviati, perché non c’era alcun reato”, ricorda il leghista che non ci sta a veder finire amici e parenti nel tritacarne mediatico: “Se qualche giudice ce l’ha con me se la prenda con me, ma non tocchi chi mi è vicino, la mia compagna lasciatela lavorare”.