Caro Luigi,
mi è capitato in questi giorni di ascoltare in tv alcuni dei soliti noti e meno noti opinionisti imputare la tragedia delle morti in mare al governo, come se esso non facesse di tutto per salvare chi annega o come se tali decessi dipendessero dal rifiuto da parte del nostro esecutivo di accogliere, sebbene ahinoi accogliamo chiunque. Insomma, a sentire certe opinioni e certe accuse sembrerebbe che Meloni se ne stia a bordo di un panfilo che viaggia nel Mediterraneo e da lì osservi crepare i migranti dando all’equipaggio il tassativo ordine di lasciarli affogare o che la guardia costiera italiana, intercettati i barchini, indifferente li faccia colare a picco o inverta la rotta, scappando verso i porti italiani a tutto gas pur di non farli salire a bordo. Nel 2023 sono aumentati gli sbarchi e sono cresciuti anche i morti e questo non mi stupisce, dal momento che da anni ormai è arcinoto e provato che più partenze equivalgono a più vittime, a prescindere dalla presenza o meno delle Ong in acqua pronte a salvare i naufraghi e a prescindere dalla nostra volontà di recepire. Anzi, le Ong rappresentano addirittura un incentivo a prendere il largo, in quanto i migranti contano sul fatto che verranno tratti in salvo. Eppure basta un attimo per ritrovarsi in acqua senza appigli ed essere quindi condannati a morte certa. Chiunque seguiti a non considerare o a negare che maggiori partenze si accompagnano e determinano maggiori trapassi nel Mediterraneo non fa altro che favorire questo fenomeno che soltanto nel 2023, come tu stesso hai specificato, ha portato a migliaia e migliaia di morti, tra cui anche infanti, per l’esattezza 2.571. Come si argina dunque tutto questo? Come si riducono i morti in mare? Contenendo, limitando, disincentivando le partenze. Non esiste altra via. Punto. La prova? Quando Matteo Salvini era a capo del dicastero degli Interni, sono diminuiti gli sbarchi e drasticamente anche i morti in mare. Qualcuno replica che questa gente, pur di non crepare lì dove si trova, accetta di mettersi in viaggio sul gommone precario, accettando il rischio di non farcela. Falso. Ma voi pensate davvero che in Tunisia essi siano in pericolo di vita? La maggior parte delle partenze avviene dalle coste tunisine, quindi i migranti, ammesso pure che provengano da aree di guerra, hanno già raggiunto un luogo sicuro dove la loro pelle e quella dei loro figli è salvaguardata. Finiamola allora di raccontare balle, di diffondere l’idea che questa gente muoia perché comunque sarebbe morta se non fosse partita o perché ci rifiutiamo di salvarla. Questa narrazione è parte di quella propaganda buonista che ha di fatto trasformato il Mediterraneo in un mare di cadaveri, oltre ad avere reso le nostre città aree sempre meno sicure, visto che una accoglienza indiscriminata di centinaia di extracomunitari, i quali non possono essere assorbiti dal mercato del lavoro e raggiungere l’autosufficienza economica, produce inevitabilmente una deriva sul piano dell’ordine pubblico e un incremento della piccola criminalità. Parlare di ciò non ha nulla di razzistico, vuol dire semplicemente osservare la realtà con onestà e volontà di correggere quegli errori, dettati da convincimenti ideologici, che hanno fatto del Mediterraneo un bacino dove perdono la vita in media sette esseri umani al giorno.
Il blocco navale? In molti sostengono che non si possa realizzare, tuttavia io ero e resto convinto che esso sia assolutamente legale e legittimo, ma richiede la cooperazione degli altri Stati membri dell’Ue, che devono prendere coscienza che il problema della immigrazione clandestina di massa non riguarda soltanto l’Italia.