Emergenza demografia

Emergenza demografia

Ma qualcuno si è reso conto della trasformazione che stiamo vivendo dal punto di vista demografico? Esiste una presa di coscienza su quanto comporti l’allungamento della vita e il crollo della natalità? E allora cominciamo dal futuro che non ci sarà. Stanno chiudendo classi e scuole. A Treviso 11 istituti non hanno la prima elementare. A Chiavari, in Liguria, in 5 anni persi il 10% dei bambini alle primarie. A livello nazionale nel 2023, rispetto al 2022, si sono iscritti in prima 5.580 bambini in meno e 5.599 classi sono evaporate negli ultimi cinque anni.

Se qualcosa non cambia, nel 2033 avremo 1 milione di alunni in meno. E c’è chi si preoccupa dei posti di lavoro persi per l’intelligenza artificiale? Quanti docenti in meno serviranno? Qui manca l’intelligenza sociale, la base su cui costruire l’immediato futuro. L’unico artificio è quello miope di chi (la politica) fa finta di niente.

«Ne resterà soltanto uno» sentenziava il protagonista del film Highlander. Qui non resterà nessuno. Nessun italiano almeno. Magari quelli che resteranno saranno solo gli ultracentenari che aumentano giorno dopo giorno.

Hanno superato le 23mila unità e molti di questi stanno andando oltre la soglia della ultracentenarietà (fissata a 107 anni). Ma anche in questo sempre più nutrito gruppo di decani ci sono aspetti che nessuno valuta. Se prendiamo i primi 200 più anziani d’Italia ci sono soltanto 8 uomini, in pratica solo lo 0,04%, e questo dovrebbe far riflettere sul modo di gestire anche nosocomi, geriatrie e assistenze. Risultano in diminuzione tanto gli individui in età attiva, quanto i più giovani: i 15-64enni scendono a 37 milioni 339mila, il 63,4 per cento della popolazione. Chi produrrà nel Paese? Pensioni e sanità chi le sosterrà?

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