Il “rogo del Niballo”, il pupazzo rappresentante Annibale che viene tradizionalmente bruciato a Faenza in segno di buon auspicio, sarebbe una tradizione razzista in quanto il fantoccio dato alle fiamme rimanderebbe oggi al mondo arabo e musulmano. Questo il pensiero degli attivisti di Spazi Mirabal, i quali hanno inscenato una protesta nelle scorse ore nella cittadina romagnola durante la “Nott de Bisò”. Ed esponendo anche cartelloni e bandiere della Palestina, hanno chiesto alla cittadinanza faentina di valutare la possibilità di modificare in futuro l’evento, come ribadito in un post pubblicato sulla pagina Instagram del gruppo. Partiamo dalle basi: il Palio del Niballo è la rievocazione storica caratteristica della città di Faenza. Si tratta di una giostra di origine medievale disputata fra i cinque rioni della città e ha luogo nella quarta domenica di giugno. Accanto alla gara, si svolge anche la Nott de Bisò, una manifestazione con un rituale preciso: in piazza è innanzitutto collocato un grande pupazzo di cartapesta raffigurante il Niballo e vestito coi colori del rione vincente dell’anno precedente.
Il fantoccio viene portato su un carro trainato da buoi e a mezzanotte viene dato alle fiamme: scaramanticamente, i rionali pensano che questo avvenimento possa predire il rione che avrà successo nel nuovo anno. Il “Niballo”, secondo quanto riportato sul sito del Palio, rappresenterebbe il condottiero cartaginese Annibale, incarnando idealmente un guerriero che simboleggia le avversità. Un’usanza che gli attivisti di Spazi Mirabal hanno contestato: durante la serata, hanno esposto anche uno striscione per chiedere il “cessate il “fuoco” a Gaza, esibendo vessilli della Palestina. E definendo il rogo del Niballo “razzista”. “Attraverso la nostra azione chiediamo alla cittadinanza di interrogarsi sull’attualità e la validità di questa rappresentazione, sul razzismo di questa giovane tradizione che sceglie come simbolo nemico un condottiero cartaginese vissuto due millenni fa e oggi rappresentato erroneamente come arabo nero e musulmano – hanno scritto, in una nota dai tratti surreali – quest’anno il rogo del saraceno risulta doppiamente offensivo. Con la nostra azione vogliamo ricordare che in Palestina continuano incessantemente i bombardamenti”.
Secondo gli attivisti insomma, si tratterebbe di una tradizione da rivedere. “La nostra critica non è rivolta alla festa della Nott de Bisò in sé, che può ancora essere un rituale collettivo per fare comunità – hanno concluso – ma le tradizioni folkloriche, per quanto risalenti al passato acquisiscono senso nel presente. Di questo presente fanno parte persone diverse, non disposte a inaugurare il nuovo anno con il rogo di una “simbolica persona nera“, davanti a una comunità di persone che condividono parte della propria identità con questo simbolo. E in un contesto sociale e culturale che non ha ancora fatto i conti con grandi problemi storici riguardanti il razzismo e il colonialismo”. Un’azione, quella degli attivisti, che il centrodestra faentino (e non solo) non ha gradito. E che promette di dare spazio a polemiche ulteriori, nelle prossime ore.