Quarantasei anni dalla strage. Quarantasei anni dal massacro impunito. Quarantasei anni di silenzi e reticenze. Via Acca Larentia, quartiere Tuscolano. Nei libri di storia sono scritti i nomi dei “camerati” ammazzati, mancano però ancora quelli dei carnefici. Chi sparò a Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta davanti alla sede del Movimento Sociale Italiano? E chi freddò, qualche ora dopo, Stefano Recchioni durante gli scontri con le forze dell’ordine? Nessuno ha mai pagato per la morte di quei giovani. Per loro e per i loro parenti non ci fu giustizia. E probabilmente mai ci sarà. E nessuno, all’infuori della destra, sembra scandalizzarsi. A far inorridire la sinistra, ma soltanto quest’anno che a Palazzo Chigi siede Giorgia Meloni, sono invece le braccia tese verso il cielo di un manipolo di irriducibili che ieri sera, rispondendo al “presente”, hanno ricordato quel terribile 7 gennaio 1978.
Il “gioco” maldestro della sinistra è colpire il governo. “Se gridi ‘Viva l’Italia antifascista’ a teatro vieni identificato, se vai a un’adunata neofascista con saluti romani e striscioni invece no”, va all’arrembaggio Elly Schlein. “Piantedosi chiarisca come sia potuto accadere. E Meloni non ha niente da dire?”. Poco importa che, se riavvolgiamo il nastro al 1996, fu proprio il presidente provinciale di Azione Giovani Roma, Roberta Angelilli (oggi vice presidente del governatore Francesco Rocca), a organizzare una commemorazione alternativa, proprio per non mischiarsi con le frange più nostalgiche che si lasciano andare ai saluti romani. “Fratelli d’Italia non c’entra nulla ma non da adesso”, ha rimarcato oggi il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli. “Noi non partecipiamo a quel tipo di manifestazione”.
Il Pd, però, non demorde. E, nell’escalation di accuse e indici puntati, presenta un’interrogazione rivolta alla Meloni, al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e al Guardasigilli Claudio Nordio. Prima al Senato con Francesco Boccia che grida all’apologia di fascismo e chiede all’esecutivo una presa di posizione. Poi, stesso copione, alla Camera con Elly Schlein. Pure i grillini cavalcano la polemica. Il vicepresidente della Camera Sergio Costa fa sapere che presenterà un esposto alla procura di Roma per accertare eventuali reati commessi. E poco importa se, negli ultimi quarant’anni, quella stessa procura non è riuscita a dare un nome agli assassini e se, nell’ultimo anno, tribunali diversi hanno sentenziato che fare il saluto romano alle commemorazioni non è reato.
Al netto dello sbilenco tentativo di strumentalizzare i saluti romani contro il governo, i giallorossi perdono ancora una volta l’occasione per rimarcare il vulnus che dal 1978 a oggi grave sulla strage di Acca Larentia. E cioé che ancora nessuno ha pagato per quelle barbare morti. E, come rimarca Fratelli d’Italia in una nota, usare “il ricordo della tragica morte di tre ragazzi ammazzati dall’odio comunista per fare bieca propaganda è squallido e vigliacco”.