Regole precise, chiare e trasparenti sulle campagne solidali e sui testimonial che annunciano donazioni affinché non ci sia mai più un caso Ferragni-Balocco, quello che è costato all’influencer e all’azienda dolciaria piemontese una maxi-multa milionaria da parte dell’Antitrust per pratica commerciale scorretta sui pandori griffati, avendo fatto credere ai consumatori che acquistandoli avrebbero contribuito ad una donazione all’ospedale Regina Margherita di Torino, mentre è stato ritenuto che la beneficenza in quel caso fosse solo una facciata per far vendere di più.
Come annunciato dalla premier Giorgia Meloni durante la conferenza stampa di fine anno, il governo sta lavorando ad una legge per mettere ordine nel far west della beneficenza, dove talvolta campagne di marketing allusive promuovono cause che hanno poco a che fare con la filantropia. Soprattutto quelle fatte grazie all’appoggio degli influencer. I guai della Ferragni con il pandoro, le uova di Pasqua Dolci Preziosi e ora con la bambola Trudi, hanno portato più che mai in primo piano la necessità di migliorare le regole di trasparenza di un settore in cui eventuali partnership con testimonial famosi che prestano la propria immagine a iniziative benefiche sono in grado di aumentare le vendite dei prodotti, quindi è fondamentale che tutto sia alla luce del sole e facilmente verificabile. Per scongiurare il rischio, paventato dalla premier, che il singolo caso finisca per danneggiare il Terzo Settore, frenando eventuali donatori che potrebbero mettere in dubbio la serietà delle iniziative. La legge in cantiere vuole che quando c’è in ballo la beneficenza, le aziende o le società – che possono avere vantaggi economici sposando determinate cause benefiche – dichiarino nel dettaglio le cifre destinate ai beneficiari della campagna. Potrebbe essere anche deciso l’obbligo di specificare se la somma destinata ad essere devoluta sia stata già fissata e magari già donata – come accaduto con la Balocco, che aveva già versato 50mila euro all’ospedale piemontese e un milione alla Ferragni per aver firmato i pandori – o se la cifra destinata alla causa sia legata, e in quale percentuale, all’andamento delle vendite del prodotto. Chi acquista deve anche sapere se eventuali sponsorizzazioni siano o meno retribuite. L’idea è quella di mettere in chiaro tutti i numeri delle operazioni, dando la possibilità a chiunque voglia conoscere i dettagli delle campagne benefiche – un po’ come avviene per i finanziamenti ai partiti – di consultare i conti con facilità, magari accedendo ai siti web delle aziende che le hanno promosse. La premier, che ha già chiesto agli uffici del governo un’informativa sul tema, ha commissionato il nuovo testo di legge al ministero dell’Economia e a quello del Lavoro per poter intervenire sulle criticità delle regole esistenti, come quella non sempre rispettata sulla trasparenza dei contributi ricevuti da fondazioni e onlus. Per tutelare gli utenti dalla pubblicità occulta non ci sono leggi ma – appunto – gli interventi dell’Antitrust e della Agcom, che tratta gli influencer come fornitori di servizi audiovisivi, assoggettandoli a tutti i vincoli del caso. Non siamo certo al livello della Francia, che ha imposto paletti molto stretti agli influencer, ma si va verso quel tipo di normativa, in primis nel campo della beneficenza.