Tre giornalisti uccisi a Gaza, tra di loro il nipote del fondatore di Hamas

Attacco dal cielo su Gaza: muoiono tre giornalisti

Nel primo pomeriggio di domenica 7 gennaio, i media palestinesi e il governo di Hamas hanno riferito della morte di tre giornalisti e del ferimento di altri due a causa di raid aerei israeliani. Nel primo bombardamento sono stati uccisi Hamza Wael Dahdouh, uno dei figli del capo di Al Jazeera nella Striscia Wael al-Dahdouh divenuto tristemente famoso per aver scoperto della morte di gran parte della sua famiglia in diretta, e Moustafa Thuraya, operatore video che collaborava con Afp dal 2019. Pare che i due si stessero spostando in macchina per coprire un servizio a Rafah, al confine tra la Striscia e l’Egitto, e che siano stati colpiti a ovest di Khan Younis.

La terza vittima è Ali Salem Abu Ajwa, fotoreporter e nipote del fondatore di Hamas Ahmed Yassin, padre spirituale del movimento fino alla sua eliminazione da parte di Israele nel 2004. Il giornalista è stato ucciso in un raid aereo a Gaza City, nel nord della Striscia. A seguito di queste tre morti, il governo dei terroristi nell’exclave ha diramato un comunicato in cui sollecita “i sindacati della stampa e dei media, gli enti legali e le organizzazioni per i diritti umani a condannare questo crimine e a denunciare la sua reiterazione da parte dell’occupante”. Secondo Hamas, inoltre, Israele ha ucciso di proposito i giornalisti per “terrorizzare” i colleghi, affinché smettano di fornire notizie da Gaza.

Stando ai dati forniti dal Cpj (Commitee to protect journalists), dal 7 ottobre sono stati uccisi 67 giornalisti tra Israele, territori palestinesi e Libano. Un numero molto elevato se confrontato alla guerra in Ucraina, dove ne sono morti 17. La maggior parte delle vittime lavorava a Gaza ed è rimasta coinvolta nei pesanti bombardamenti delle prime settimane di conflitto che, vista la presenza capillare di Hamas all’interno di edifici e abitazioni private, hanno provocato molte vittime anche tra la popolazione non-combattente.

In totale, all’inizio della guerra vi erano nella Striscia 640 giornalisti “ufficiali”, cioè in possesso della press card. Molti lavorano per testate indipendenti o sono giovani freelance, mentre altri collaborano con giornali arabi, statunitensi, cinesi e russi. Una minoranza lavora in inglese per conto di testate europee. Spesso questi reporter sono finiti al centro della polemica mediatica per il loro legame con Hamas e la diffusione di fake news riguardo a presunti attacchi israeliani, come il bombardamento dell’ospedale Al Ahli di Gaza rivelatosi in un secondo momento conseguenza del malfunzionamento di un missile dei terroristi.

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